Cultura e Spettacoli

Il Premio “Donato Menichella” 2024 assegnato alla casa editrice Laterza

Oscar Iarussi: “Una straordinaria ‘eresia’ imprenditoriale e culturale”

Lunedì 9 dicembre, nella Sala “Rosa del Vento” della Fondazione dei Monti Uniti di Foggia, è stato conferito alla Casa Editrice Gius. Laterza & Figli il Premio “Donato Menichella” 2024, onorificenza istituita dalla Fondazione, in collaborazione con la Banca d’Italia. Il premio riconosce il contributo fondamentale di professionisti e istituzioni allo sviluppo culturale, sociale ed economico del Mezzogiorno italiano. La motivazione sottolinea l’impegno della casa editrice per la crescita culturale del Sud, la promozione degli studi in vari ambiti del sapere e la sua influenza nella modernizzazione laica e civile del Paese. Laterza è un punto di riferimento nell’editoria italiana ed europea e, sin dal 1901, ha rappresentato un presidio di educazione e legalità, nonché un modello di sviluppo imprenditoriale meridionale, capace di rispondere alle sfide della modernità senza tradire le aspettative di studiosi e lettori.

Il Premio, assegnato in occasione della decima edizione delle “Giornate Economiche del Mezzogiorno” – un momento di studio e approfondimento dedicato ai temi dell’economia – è intitolato alla memoria di Donato Menichella (Biccari, 23 gennaio 1896 – Roma, 23 luglio 1984), figura chiave dell’economia italiana del dopoguerra, probabilmente il più grande servitore che lo Stato italiano abbia mai avuto, “un esempio di talento e forza di volontà, un banchiere geniale” – ha ricordato il direttore della sede barese della Banca d’Italia, Sergio Magarelli – “che ha vissuto una vita intera seguendo i principi della sobrietà, aspetto rilevante per chi ricopre incarichi pubblici, e della professionalità, riuscendo a raggiungere dei risultati straordinari e pensando sempre al bene comune, grazie ad una capacità unica, lui che era anche un paziente negoziatore, di risolvere i problemi più complessi”.

Dopo i saluti di rito del presidente della Fondazione, Aldo Ligustro, e dell’assessore alla Cultura del Comune di Foggia, Alice Amatore, è toccato al giornalista Oscar Iarussi, direttore del BiFest di Bari, il compito di tratteggiare la vicenda della casa editrice barese.

“Quella dei Laterza è una storia meridionale, italiana ed europea, è una straordinaria sfida imprenditoriale e culturale vinta, ma è anche la storia di un’eresia – ha esordito nel suo intervento Iarussi -. A partire dalla decisione di legare il proprio destino a quello di Benedetto Croce e al cenacolo culturale antifascista che si venne a creare intorno al filosofo napoletano, che ha superato indenne i marosi del ventennio e della guerra, dando continuità ad una storia che dura da più di centoventi anni. Eretica fu la scelta di pubblicare – e in alcuni casi di far esordire – autori importanti come Sciascia, Scotellaro e Brancati, grandi scrittori, rifiutati da altri editori, che hanno segnato la voglia di riscatto del meridione. Eretica è stata l’intuizione di Vito Laterza di aprire per primo alle discipline “americane” (le scienze sociali, la pedagogia, ecc.), mai del tutto digerite in certi ambiti culturali italiani e in netto anticipo sul ‘68, mostrando anche una grande capacità di cogliere le trasformazioni della realtà, sensibilità mai slegata tuttavia da una sapiente abilità imprenditoriale e da un certo gusto per la sfida, caratteristiche molto meridionali e molto baresi. L’eresia è continuata anche dopo, quando la casa editrice ha deciso di tenersi lontana dalle ideologie imperanti nel paese, quella cattolica e quella comunista, le “due chiese” che tendevano a emarginare il pensiero non allineato, restando sempre fedele ad una visione laica, progressista ma non vassalla, della cultura. L’eterodossia dei Laterza – ha sottolineato Iarussi – proseguirà anche quando il timone passerà nelle mani di Paolo, a cui spetterà il compito di superare l’ostacolo rappresentato dai diversi tentativi di assorbimento e di acquisizione di grandi gruppi editoriali del nord. Alla difesa dell’autonomia d’impresa, inoltre, si è sempre accompagnata la ferma volontà di indipendenza culturale dal pensiero dominante, che si è concretizzata nella valorizzazione di contributi e di autori, come Carlo Borgomeo, Gianfranco Viesti, Luciano Canfora e Franco Cassano, tra i protagonisti della stagione che ha segnato il passaggio dal meridionalismo tradizionale al pensiero meridiano, che a sua volta ha alimentato l’eresia di una raffigurazione nuova e diversa del Sud, lontana dagli stereotipi e da una concezione del sapere cardinale, superata nei fatti dalla modernità. In definitiva – ha concluso il direttore del BiFest – la vicenda di Laterza, che come tutte le storie che lasciano un segno è diventata un aggettivo (“laterziano”, ndr), è una storia affascinante che ha raggiunto anche luoghi molto lontani da noi. Tempo fa, un grande scrittore argentino, uno dei maggiori autori contemporanei, Jorge Luis Borges, dichiarò pubblicamente di essere rimasto molto colpito da un libro pubblicato dalla casa editrice Laterza, la stessa che ha divulgato le opere di Benedetto Croce!”.

“Ringrazio sentitamente la Fondazione dei Monti Uniti per aver assegnato alla casa editrice un riconoscimento così prestigioso – ha dichiarato nel ritirare il premio Alessandro Laterza, amministratore delegato dell’azienda -, intitolato alla memoria di un personaggio così illustre, che ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo del paese, e ringrazio anche la Banca d’Italia, Istituzione con cui mio padre ha sempre avuto un legame molto forte. La storia della casa editrice non è un episodio isolato ma segue le vicende del paese e del territorio, della Bari ambiziosa che si ridefinisce agli inizi del ‘900, che diventa polo universitario, che riprende fiato per ripartire dopo la guerra. Se dovessi elencare i passaggi cruciali che hanno caratterizzato la traiettoria di Laterza – ha spiegato l’amministratore delegato – certamente segnalerei la decisione di Vito di passare da un modello di sviluppo artigianale a un modello editoriale industriale più al passo con i tempi, la trasformazione in società per azioni, i tentativi di acquisizione superati grazie al sistema bancario che ci ha permesso di mantenere proprietà e autonomia, infine l’investimento sul digitale e l’ingresso nel mondo dell’organizzazione degli eventi dal vivo (“Festival dell’Economia di Torino”, “Lezioni di Storia” a Roma, ndr). La stagione del pensiero meridiano è stata per noi una fonte di ispirazione fondamentale, soprattutto nel rivendicare il diritto del sud a pensarsi da solo, anche in prospettiva delle sfide del futuro. Che non sono rappresentate solo dal digitale, su cui investiamo molto cercando di selezionare sempre offerte di qualità da distribuire nel maggior numero di formati possibili, o dai dati di Istat, Eurostat e Aie (Associazione Italiana Editori, ndr) su percentuali di vendite e numero di lettori, su cui ci sarebbe molto da discutere. La vera sfida del nostro tempo è quella di provare a parlare la lingua del presente, capire in che modo possiamo entrare in contatto con questa nuova moltitudine di singoli individui, che ha sempre meno tempo da dedicare alla lettura ed è sempre più disorientata da un’offerta smisurata”.


Pubblicato il 11 Dicembre 2024

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