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Il match delle Cardiochirurgie tra Foggia e San Giovanni, ma forse non è così

Il sindaco Barbano: “Non staremo fermi”. Cera: “Soluzioni sensate”

“La recente inaugurazione del reparto di Cardiochirurgia del Policlinico di Foggia, che avrebbe dovuto rappresentare un momento di crescita per l’intero territorio, si è trasformata in un evento oscuro per la sanità garganica”. Lo dichiara il consigliere regionale Napoleone Cera ma “senza alcuna conferma ufficiale”, da parte del direttore generale del Policlinico Pasqualone, di chiusura del reparto di San Giovanni Rotondo.

Mette quasi le mani avanti, oppure sente che qualcosa non torna, che il rischio c’è, mentre si spegne l’eco della conferenza stampa foggiana di presentazione: investimenti regionali, infrastrutture macchinari, personale, approdo al Deu in tempi brevi.

Ha presentato una richiesta di audizione urgente in consiglio regionale chiedendo risposte chiare e precise a Pasqualone, all’assessore alla sanità Piemontese e al direttore generale di Casa Sollievo.

Non è l’unico, Cera, a nutrire dubbi sulla permanenza del reparto a S. Giovanni Rotondo, trovandosi a pochi chilometri da una struttura che  potrebbe avere tutte le potenzialità per rimetterlo in gioco. “L’apertura di un nuovo reparto non può e non deve diventare il pretesto per sottrarre un servizio consolidato e amato, che ha salvato vite e dato speranza a migliaia di famiglie”, è questo il suo ragionamento.

Filippo Barbano è sindaco di S. Giovanni Rotondo nonché dirigente medico a Casa Sollievo: “Io credo che si vada verso una suddivisione dei compiti tra Foggia e S. Giovanni Rotondo. Ci si dovrà sedere a un tavolo, se non l’hanno già fatto, con il direttore generale del nostro ospedale, con i sindacati dei medici e del personale sanitario. Sulla chiusura completa io mi auguro di no. Noi viviamo delle difficoltà nel nostro ospedale, certo. Ma io personalmente incontrerò a breve tutte le parti, come sindaco, come dirigente medico e come cittadino, perché non è possibile che stiamo fermi. Noi ci spenderemo a fianco della proprietà. Mi preoccupa che questa realtà venga preservata per quello che ha significato, in termini sociali ed economici, per settant’ anni. Faremo squadra a sostegno della nostra opera”.

Antonio Caraglia, della segreteria provinciale Cisl, dice: “Ci si interroga sulla permanenza della struttura anche in relazione ai costi del reparto di Foggia, con strumenti di ultima generazione. Ciò potrebbe indurre la Regione a non indulgere ancora nei finanziamenti a strutture non completamente pubbliche. Noi saremmo lieti di essere smentiti ma la sensazione è che cardiochirurgia di S. Giovanni sia in fase di smobilitazione, un fiore all’occhiello della nostra sanità”. L’investimento punta sulle infrastrutture e dal plesso della maternità, entro il 2025, il reparto si svilupperà presso il Deu. Caraglia riprende tutti gli annunci, circa spese sostenute dalla Regione e prospettive future, interrogandosi su come finirà per S. Giovanni Rotondo. “Credo che, per coprire tutto, serviranno almeno un centinaio di persone fra infermieri e medici. Non so come questa campagna di arruolamento, questo scouting, si svolgerà, se con avvisi o con mobilità del personale da S. Giovanni a Foggia”.

Cera auspica un confronto che porti a soluzioni sensate e condivise, cioè alla “coesistenza delle due cardiochirurgie, razionalizzando le competenze e distribuendo le risorse in modo da rispondere al meglio alle esigenze della popolazione. Ogni altra prospettiva suona come una violazione del giuramento morale di continuare l’opera di Padre Pio e di offrire cure adeguate a tutti i pugliesi”.

 

Paola Lucino

 


Pubblicato il 13 Novembre 2024

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