Il Maestro si lasciava mordere
Comincia a rinfrescare e gli scorpioni (che non vanno in letargo) cercano rifugio nelle case di campagna. Il che suscita il terrore in molti. Terrore fuori luogo. Benché velenoso, lo scorpione non può arrecare danno maggiore di una vespa. Almeno in Italia. Nel nostro paese, infatti, non si vedono esemplari di Leiurus quinquestriatus, che vive tra nord Africa e Medio Oriente e il cui veleno è in grado di uccidere un bambino, un anziano o un infermo (per uccidere un adulto la stessa specie di scorpione dovrebbe inoculare una quantità di veleno superiore alla capacità di produzione). E in ogni caso lo scorpione, allo stesso modo della vipera, fugge l’uomo, attaccando solo quando (anche a torto) si ritiene aggredito. L’unico scorpione presente in Puglia è l’Euscorpius italicus, una bestiola che non supera i cinque centimetri, che si distingue per la colorazione prevalentemente nera e la presenza di due pedipalpi (chele) molto grandi e robusti a fronte di una coda assai sottile. La traccia lasciata dallo scorpione nella cultura collettiva è diffusa ad ogni latitudine. Particolarmente interessante è una storia zen in proposito (l’autore di questa storia, che in Rete è ripresa da molti anche con qualche variante, è ignoto) : Un Maestro vede uno scorpione che essendo caduto nell’acqua di un laghetto sta annegando e interviene per aiutarlo. L’animaletto lo morde e il Maestro lo lascia andare. L’animaletto ripiomba in acqua dove nuovamente rischia di annegare. L’altro viene di nuovo in suo soccorso, subisce una seconda puntura e ancora lascia andare lo scorpione… Dopo che la scena si è ripetuta più volte, un discepolo del Maestro gli domanda che senso abbia tutto questo : Non sarebbe il caso di lasciare lo scorpione al suo destino vista la sua ingratitudine?… Imperturbabile, il Maestro gli risponde che lo scorpione non ha colpa se la natura lo spinge a pungere e aggiunge : “Ciò non muterà la mia natura, che è aiutare”. Dopo di che si procura una foglia con cui mette definitivamente in salvo l’animale senza rischiare più nulla. Ciò fatto, si rivolge al discepolo e dopo averlo ammonito a non rinnegare la propria natura, gli raccomanda di essere sempre prudente perché il prossimo manifesta spesso ingratitudine verso chi lo aiuta. Ma questa constatazione non è una buona ragione per smettere di beneficare gli altri, ovvero di rinnegare l’amore che alberga nel cuore. Anche se la maggior parte degli uomini insegue la felicità, al contrario di una minoranza che invece la felicità la crea, il discepolo deve tenere la coscienza in conto maggiore della reputazione. Perché la coscienza di un uomo corrisponde a ciò che egli è, mentre la reputazione è ciò che la gente pensa di lui. Quando la vita offre cento motivi per piangere, gliene vengano offerti altrettanti per sorridere.
Italo Interesse
Pubblicato il 20 Ottobre 2018