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Il governo Meloni accelera sull’autonomia differenziata, ma l’iter è solo agli inizi

Il Consiglio dei ministri, presieduto dalla premier di centrodestra Giorgia Meloni, ha approvato il ddl sull’autonomia regionale differenziata presentato dal ministro leghista Roberto Calderoli. Il testo del ddl, limato nei giorni scorsi dal pre-Cdm, darà facoltà alle Regioni di decidere anche rispetto a materie (come – ad esempio – la scuola) che finora sono state sempre di competenza prettamente statale o alla sanità, che è già in gran parte gestita e sotto il controllo regionale  Ora il provvedimento passerà alla Conferenza unificata Stato-Regioni per il parere. Nella relazione di accompagnamento del ddl sull’autonomia differenziata approdata in Consiglio dei ministri è specificato che “La commissione paritetica Stato-Regione deve procedere annualmente alla valutazione degli oneri finanziari derivanti, per ciascuna Regione interessata, dall’esercizio delle funzioni e dall’erogazione dei servizi connessi alle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, secondo quanto previsto dall’intesa, in coerenza con gli obiettivi programmatici di finanza pubblica e, comunque, garantendo l’equilibrio di bilancio” Inoltre, nella bozza sull’autonomia approdata in Consiglio dei ministri è stata confermata la tempistica delle scadenza per l’esame delle intese tra Stato e Regioni predisposte nei giorni scorsi. Ovvero trenta giorni per il parere della Conferenza unificata Stato-Regioni e sessanta giorni alle Camere per approvare lo schema di intesa. Nel corso della conferenza stampa di presentazione del ddl sull’autonomia approvato, il ministro degli Affari europei e del Sud, il pugliese Raffaele Fitto (Fdl), ha dichiarato: “Quello che oggi approviamo era parte integrante del programma elettorale presentato. Penso sia auspicabile, visto che ci muoviamo dentro i confini della nostra Costituzione, individuare un confronto per eventualmente migliorare il testo. Quindi ci aspettiamo che dal confronto parlamentale più che critiche preconcette vengano delle proposte di merito”. Come dire che, nel corso dell’iter parlamentare per la conversione in legge del ddl autonomia, il governo Meloni dalle opposizioni, oltre alle critiche, si aspetta suggerimenti ed indicazioni miglioratevi del testo da condividere in Parlamento. Il governatore di centrosinistra della Regione Puglia, Michele Emiliano, ospite del Tg24 di Sky aveva dichiarato: “Ci indigna profondamente questa cosa di voler fare l’autonomia differenziata prima delle elezioni in Lombardia” per evitare di “far fare brutta figura alla Lega”. Secondo Emiliano, infatti, il governo Meloni avrebbe accelerato sull’attuazione dell’Autonomia “solo per non far fare brutta figura alla Lega”. Invece, nel merito Emiliano – sempre dai microfoni del Tg 24 di Sky – ha dichiarato: “Su cosa noi potremmo essere d’accordo? Sul fatto che lo Stato fa un progetto decennale di riequilibrio tra nord e sud basato su diritti uguali per tutti, che si stabilisce che da una certa data, non immediata, le Regioni una volta equiparate possono chiedere materie supplementari. Nulla, a quel punto, vieta di dare più poteri alle Regioni”. Quindi, ha chiarito il presidente della Regione Puglia e vice presidente della Conferenza Stato-Regioni: “Possiamo accettare” un progetto di autonomia differenziata “se le Regioni sono messe tutte più o meno sullo stesso livello di partenza, se facciamo un lavoro preliminare di riequilibrio”. “Se invece il governo dice che per questo riequilibrio, che costa almeno 50-60 miliardi, non c’è una lira”, per Emiliano, “della questione dell’autonomia differenziata non se ne può nemmeno parlare”. Infatti, il governatore pugliese, Emiliano, ha anche spiegato che per fare i Lep (ndr – Livelli essenziali di prestazioni) non basta scriverli, servono 60-70 miliardi di euro da investire per permettere al Sud di essere allo stesso livello del Nord”, Ma per fare ciò – per Emiliano – il processo è lungo, perciò ha anche puntualizzato che “non siamo contro l’autonomia differenziata, siamo contro il farla rapidamente”. Emiliano, poi, ha usato la metafora del canottaggio per spiegare quello che, a suo dire, è il piano del ministro Calderoli. “La teoria Calderoli – ha detto il governatore della Puglia – è la seguente: abbiamo 20 vogatori, per far diventare più forti i vogatori meno efficienti diamo remi più lunghi a quelli più forti”, concludendo: “Questa teoria, però, non regge”. Mentre il presidente di Confindustria Puglia, Sergio Fontana, commentando il progetto di riforma approdato ieri in Consiglio dei Ministri, si è chiesto: “A cosa serve definire i livelli essenziali delle prestazioni (ndr – Lep) da garantire sul territorio nazionale, se non si stabilisce chiaramente con quali risorse aggiuntive questi saranno finanziati nelle regioni meridionali, dove servizi e risorse oggi sono insufficienti?” Per poi affermare: “E’ evidente che, senza stanziare ingenti finanziamenti aggiuntivi per queste regioni, il raggiungimento dei livelli essenziali resterà una pura illusione”. Inoltre, ha rilevato Fontana: “Altri fondi aggiuntivi dovranno poi essere assegnati alle Regioni che chiedono l’Autonomia, per gestire le funzioni sottratte allo Stato” e domandarsi: “Ma tutte queste risorse ci sono? E quanto ciò inciderà sul già enorme debito pubblico italiano”. Infatti, questo è il vero “problema dei problemi” che si vorrebbero risolvere con l’introduzione dell’autonomia differenziata che il governo Meloni, con il ddl approvato ieri, ha appena dato avvio all’iter introduttivo. Un iter che di certo sarà lungo e tortuoso, però le prossime elezioni regionali in Lombardia sono alle porte (ndr – il 12 febbraio p.v.) ed un segnale, sia pur flebile, il governo lo dato. Ora, infatti, spetterà alle forze di opposizione dimostrare di saper porre i “paletti” ad un progetto che, se non articolato adeguatamente e condiviso anche a livello politico, potrebbe anche naufragare.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 3 Febbraio 2023

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