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Il governo impugna la nuova norma elettorale che non piace a Decaro

Il governo di centrodestra, guidato dalla leader di Fdi e premier Giorgia Meloni, giovedì sera ha deliberato di impugnare l’articolo 96 della legge di bilancio n. 32 della Regione Puglia, approvata a dicembre scorso, per una presunta violazione costituzionale, “in quanto talune disposizioni in materia di legge elettorale, violerebbero l’articolo 126, terzo comma, della Costituzione”. La norma in questione è quella definita come legge
“salva Consiglio”, approvata lo scorso dicembre dall’Assemblea regionale e che prevede che, qualora il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, dovesse dimettersi in anticipo rispetto alla fine della legislatura, il Consiglio regionale resterebbe comunque in carica almeno per altri sei mesi, ai quali si vanno a sommare le settimane necessarie a indire nuove elezioni e che porterebbero quindi ad un totale di circa 9-10 mesi in più i tempi per l’elezione del nuovo presidente ed il rinnovo del Consiglio pugliese. Una norma battezzata anche come “anti Decaro”, perché ritarderebbe l’eventuale possibilità di candidatura alla Regione del sindaco di Bari, il cui mandato – come è noto – termina nel 2024, in concomitanza con le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, alle quali il governatore Emiliano potrebbe decidere di partecipare, dimettendosi anticipatamente rispetto alla scadenza naturale della legislatura. Infatti, “il dubbio di ragionevolezza circa di tempi di svolgimento delle elezioni e l’assenza di una puntuale disciplina della presa d’atto rischia di generare incertezze in ordine alla durata del periodo entro il quale si deve tornare alle elezioni per ripristinare la funzionalità del circuito di legittimazione popolare che il venire meno del vertice politico della Regione ha interrotto”. E’questa la motivazione che hanno indotto il Consiglio dei ministri, giovedì scorso, a impugnare l’articolo 96 della legge della Regione Puglia 32 del 29/12/2022, “in quanto talune disposizioni in materia di legge elettorale, – secondo il Consiglio dei ministri – violano l’articolo 126, terzo comma, della Costituzione”.

“Premesso – si legge nel provvedimento di impugnazione – che il termine semestrale per indire e non già per celebrare le nuove elezioni appare presentare aspetti di irragionevolezza, in quanto differisce ulteriormente il rinnovo della rappresentanza regionale, la norma appare censurabile per la parte in cui introduce la presa d’atto consiliare da cui decorre il termine di sei mesi per andare ad elezioni”. Con riferimento a detta impugnazione del governo Meloni, il capogruppo regionale Ruggero Mennea ed il consigliere e commissario pugliese di Azione Fabiano Amati, dopo aver sottolineato che “il disegno di Emiliano per ammazzare o piegare alla sua volontà la carriera politica di Decaro, è sospettato d’incostituzionalità, hanno affermato: “Eppure avevamo avvertito tutti i colleghi con toni accorati, compresi quelli del centrodestra che si prestarono a realizzare il disegno politicista di Emiliano e quelli che chiesero il voto segreto per consentire di nascondere nell’anonimato l’atto di scempio istituzionale” che “con le istituzioni non si può giocare”. Infatti, per Amati e Mennea “sono ormai scoperte le modalità usate dal Emiliano per resistere asserragliato nel suo sistema di potere, ma noi siamo prima di tutto cittadini e denunceremo il califfato e gli ostacoli posti al normale fluire della democrazia e delle sue regole d’alternanza”. Quindi, l’invito dei due rappresentanti del partito di Carlo Calenda e Matteo Renzi è “di rompere il silenzio” da parte di commentatori, partiti, sindacati, associazioni di categoria, di cultura, di sport, svago, tradizioni etc.,  “perché tacere può assumere il significato di complicità”. Perciò, – hanno affermato ancora Amati e Mennea – chi si sarà reso silente, quindi complice, non potrà dire che non c’era e se c’era non si è accorto, perché “la Regione Puglia è affetta da gravi problemi su questione morale e inconcludenza nella maggior parte delle risposte da dare ai problemi”. Infatti, hanno anche esclamato Amati e Mennea: “Non possiamo condurre in solitudine, né riusciremmo, una battaglia che riguarda tutti”. Entrambi si sono dichiarati anche compiaciuti della “solidarietà sempre crescente dei cittadini” sulle loro iniziative di merito, ora però hanno chiesto maggiore “sostegno e aiuto dalle persone dotate di energia, per accendere un cambiamento”. “Noi – hanno concluso i predetti rappresentati regionali di Azione – continueremo imperterriti la nostra battaglia e attendiamo di stringere altre mani che come noi intendano indirizzarsi verso il buon governo, pur tra umani errori e mancanze”. Invece, né dal fronte della maggioranza “giallo-rossa” che sostiene il governatore pugliese, né da quello dell’opposizione di centrodestra e tantomeno da Emiliano stesso è giunto alcun commento all’impugnativa di sospetta incostituzionalità da parte del Governo della citata modifica alle norme elettorali della Regione Puglia. Per saperne di più ed in modo certo sarà infatti necessario attendere il verdetto della Consulta, che potrà giungere verosimilmente non prima di 8 o 10 mesi dall’impugnativa.

 

Giuseppe Palella

 


Pubblicato il 25 Febbraio 2023

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