Cultura e Spettacoli

Il degrado della Daunia al tempo di Augusto

Tra le calamità naturali che affliggevamo  la Daunia al tempo di Augusto, la più grave fu la diffusione della malaria, soprattutto sulla fascia costiera, ove abbondavano acque stagnanti. Se queste potevano, in verità. Esser fatte risalire a tempi più antichi, ma non troppo, a causa delle differenti condizioni climatiche  la malaria vi si era sviluppata solo a partire dal sec. III a.C. La prima a soffrirne era stata Salapia, la quale fin dal 206 a.C., data la penosa situazione degli abitanti, quotannis aegrotando laborantes, si rivolse per aiuto al Tribuno romano M. Ostilio Turbolo. Questi fece spostare l’abitato di quattro miglia, in posizione più ventilata, e vi premise però il taglio di un canale, che servisse a svuotare le sacque stagnanti e ricacciarle in mare [Vitr. De arch. I, 4:12]. La notizia di Vitruvio fu confermata, nel sec. XX, dagli scavi di M. D. Marin. Anche Sipontum ne era affetta. Quando vi fu insediata una colonia romana, i coloni, in breve tempo, per sfuggire alla malaria, se la svignarono, tanto che nella città, abbandonata a se stessa, il Console Sp. Postumio dovette inviarvi nel 186 un supplementum [Liv. XXXIX, 23:3 sqs] di nuovi coloni. Continua sull’edizione cartacea del Quotidiano di Foggia. Nelle edicole di Foggia e provincia


Pubblicato il 15 Ottobre 2010

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio