Il Consiglio regionale vara ancora un’altra Agenzia, l’Arpal
Il Consiglio regionale pugliese ha istituito ancora un’altra Agenzia, l’Arpal (Agenzia regionale per le politiche attive del lavoro), che si va ad aggiungere alle sette già esistenti per affiancare, nelle funzioni esecutive, l’attività della Regione in taluni settori di competenza. Infatti, nella seduta di oggi (ndr – ieri, per chi legge mercoledì) il Consiglio ha approvato a maggioranza un disegno di legge recante ‘‘Norme in materia di politica regionale dei servizi per le politiche attive del lavoro e per il contrasto al lavoro nero e al caporalato”. Finalità del provvedimento è ridefinire il sistema regionale delle politiche per il lavoro, per il quale la Regione mantiene le funzioni di indirizzo, coordinamento e vigilanza sulle politiche occupazionali, mentre per le Politiche attive per il lavoro si avvarrà di un’apposita Agenzia, l’Arpal per l’appunto, che comprenderà una Rete regionale dei servizi costituita dall’Agenzia regionale dai centri per l’impiego pubblici, oltre che altri soggetti pubblici e privati accreditati ai servizi per il lavoro. Quindi, l’Arpal è l’ente tecnico-operativo e strumentale (dotato di personalità giuridica e piena autonomia organizzativa, finanziaria, patrimoniale, gestionale e contabile) che, sottoposto ai poteri di indirizzo, vigilanza e controllo della Regione, dovrà dare attuazione alle politiche del lavoro in Puglia. Per quanto riguarda il personale in dotazione a questa ulteriore Agenzia, con un emendamento del Governo regionale si è stabilito che questo nuovo Ente pugliese potrà avvalersi, oltre che di personale trasferito, distaccato o comandato dalla Regione, anche di nuovi dipendenti assunti tramite pubblica selezione ed in possesso di esperienze maturate nei servizi per il lavoro. I dipendenti delle ex Province e della Città metropolitana di Bari verranno invece trasferiti nei ruoli della Regione e vincolati all’assegnazione in servizio presso l’Arpal. Nel ddl approvato è stata prevista per detta Agenzia anche una dotazione finanziaria di oltre 19 milioni di Euro, già iscritta nel bilancio regionale 2018. La stessa somma sarà impegnata per i successivi esercizi finanziari del 2019 e 2020. Su proposta del M5S è stata approvata, con un emendamento, una clausola valutativa che prevede il monitoraggio e successiva verifica degli interventi realizzati, delle criticità e dei risultati conseguiti. Inoltre, il Consiglio regionale ha approvato un Odg sottoscritto dai capigruppo di maggioranza e opposizione che ha impegnato il Governo regionale a dare continuità lavorativa agli operatori della formazione professionale che prestano la loro attività nei Centri per l’impiego, oltre che ai dipendenti delle società in house che si occupano dei servizi per il lavoro. A votare a favore di questo provvedimento normativo, oltre ai consiglieri della maggioranza di centrosinistra, anche gli esponenti dell’opposizione fittiana di Dit-Nci in Consiglio regionale, che hanno motivato il proprio “Sì” alla legge con una nota del capogruppo, Ignazio Zullo, in cui si afferma che, pur preferendo che le competenze in materia fossero rimaste in capo all’Assessorato, Dit ha dato il proprio sostegno al ddl, perché – a loro dire – “va premiato l’impegno di tutti (assessore, maggioranza e opposizione) a trovare insieme soluzioni che riguardano soprattutto il lavoro di tante persone”. Ma particolare soddisfazione si esprime dai consiglieri fittiani “per l’accoglimento di un ordine del giorno che impegna la Giunta ad assicurare una continuità lavorativa anche per i formatori, che da questa legge sono rimasti fuori”. L’opposizione pentastellata invece si è astenuta “a causa delle numerose criticità del provvedimento, che – come spiegato in una nota dei consiglieri del M5S Gianluca Bozzetti, Antonella Laricchia, Grazia Di Bari e Marco Galante – non sono state risolte per i contrasti tra la Giunta e la sua maggioranza che purtroppo hanno prevalso sul bene dei lavoratori” . In particolare, la polemica dei “5 Stelle” si è appuntata sulla bocciatura in Commissione di alcuni emendamenti da parte della maggioranza anche contro il parere favorevole agli stessi del Governo regionale. “Ma il capolavoro vero – ha denunciato il M5S – la maggioranza l’ha raggiunto quando si è trattato di votare l’emendamento per istituire la figura del valutatore indipendente”. Infatti, hanno chiarito gli esponenti grillini, “i consiglieri di maggioranza che hanno votato sfavorevolmente, andando anche contro il parere del presidente Emiliano, per giustificare questa scelta hanno parlato della necessità di evitare un minimo spreco di denaro pubblico (circa 70.000€)”. “Una dichiarazione molto curiosa – hanno commentato ancora i “5 Stelle”, concludendo – se pensiamo che sono gli stessi consiglieri che per due volte nelle sedute di Bilancio hanno votato per mantenere in essere una spesa di oltre 10 milioni l’anno per i vitalizi degli ex consiglieri regionali”. Di pare nettamente negativo su questa ottava Agenzia della Regione Puglia è il capogruppo di Forza Italia nell’Aula di via Capruzzi, Nino Marmo, che in una nota ha affermato: “Non avevamo bisogno di un’agenzia, ma di un Dipartimento regionale perché il Lavoro è un settore così cruciale per il benessere della comunità da dover necessariamente rimanere in capo all’istituzione regionale, senza essere gestito da un ente esterno seppur collegato”. Ma “la Giunta – ha commentato ancora Marmo – continua ad abbandonare funzioni di straordinaria rilevanza, delegandone la gestione alle tante agenzie che stanno proliferando”. Infatti, continuando, l’esponente dell’opposizione forzista ha rilevato che “Ci sono e permangono, peraltro, questioni irrisolte ormai da anni, come quella dei dipendenti formatori che, dopo esser stati assegnati provenendo dagli enti di formazione, furono inseriti (e messi nelle condizioni di lavorare) nei Centri per l’Impiego nel 2003 e nel 2004”. Ed anche con quest’ultima legge i formatori sono stati “scaricati”, perché – ha commentato il capogruppo di Fi – “ nessuno si è preoccupato di stabilizzarli pur essendoci tutte le condizioni”. Critiche da Marmo sono state mosse anche al testo approvato, perché in esso “manca qualsiasi tipo di meccanismo di incontro e connessione tra domanda e offerta di lavoro, che rappresenta la criticità principale del sistema del collocamento in Italia”. Quindi, in definitiva, per l’opposizione forzista alla Regione l’istituzione dell’Arpal denoterebbe “la volontà della Giunta pugliese di ‘chiamarsi fuori’ anche dalla governance di un settore vitale per la vita dei cittadini, come il lavoro”. Rilievo, quest’ultimo, che invece è verosimilmente in contrasto con quello della giunta Emiliano di creare conseguentemente alla nuova Agenzia anche ulteriori nuovi posti di potere, quali saranno sicuramente quello riservato al Direttore generale, quelli dei revisori e di un eventuale Comitato di gestione. Tutti posti di nomina – come è noto – del governatore pugliese, ma a carico delle casse regionali. E dire che da Roma, nello specifico tra qualche rappresentate del Pd nell’ex governo Gentiloni, c’era pure chi sosteneva che Emiliano in Puglia non è particolarmente attento alla creazione dei “posti” di lavoro. Considerazione, questa, ancora una volta smentita dai fatti, come per l’Arpal, soprattutto quando i nuovi “posti” da creare sono di “potere”.
Giuseppe Palella
Pubblicato il 20 Giugno 2018