Il brigantaggio nelle campagne di Foggia: reazione politica o guerra dei “cafoni”?
Scriveva il Sac, Salvatore Savastio (Notizie storiche sul Comune di Volturino in provincia di Foggia, Pozzuoli, Conte, 1940, pp. 67 s.) che, “con l’annessione delle Provincie meridionali al Regno d’Italia, sorse quel nefasto fenomeno sociale che fu il Brigantaggio. Provocato e sovvenzionato dall’ex Re Franceschiello, esule in Roma, sotto la veste del legittimismo, reclutava ladri, delinquenti, camorristi ed assassini che con ogni sorta di violenze e di delitti funestarono l’ex Regno delle Due Sicilie”.
Che cosa dire, dunque, di questo sovrano, poco più che ventenne, gravato d’una simile accusa? Rispondeva Carlo Alianello (La conquista del Sud. Il Risorgimento nell’Italia meridionale, Milano, Rusconi, 1972, pp. 97 s.):
” . . . quel Re sciagurato che la stampa liberale onorava del titolo di Re Bombino, quando il bombardato era lui, quando il suo assalitore e cugino, Vittorio Emanuele, faceva investire da migliaia di proiettili e di granate Ancona, Capua e Gaeta? Che cosa faceva quel povero diavolo di Franceschiello?
” ” ” L’abbiamo visto tra malati, feriti e cadaveri, tra bombe cadenti e case crollanti, mentre gli morivano intorno gli uomini migliori. E nessuna Baionetta l’aspettava al largo dell’Adriatico; Franceschiello non fuggì mai dalla sua capitale.
“Eppure, nessuno chiamò mai galantuomo il giovane re Francesco; galantuomo fu invece chiamato il cuginetto con barba e baffoni, il quale, dopo averlo assalito a tradimento, non esitò neppure a derubarlo dei suoi beni patrimoniali. Dopo la sua partenza da Napoli, tutto quello che c’era da saccheggiare nelle regge della capitale e di Caserta fu trionfalmente portato a Torino.
“E i cosiddetti anici? Il principale, il terzo Napoleone, gli appoggiava teneramente una mano sulla spalla a conforto; però, quando quel ragazzo fu giunto sull’orlo del precipizio, invece di trarlo indietro, gli dette l’ultima, amichevole spinta, e lo buttò giù. ” ” “
I malfattori che allora scorrevano per le campagne nulla avevano di comune coi partigiani del Re decaduto, non erano più che galeotti evasi dai bagni penali, profittando dell’ingresso di Garibaldi nel Regno.
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Pubblicato il 10 Novembre 2012