Cronaca

I mille usi della canapa, eppure in Puglia meno ettari coltivabili

Uscire dalla giungla e dare un senso unico all’applicazione della legge a livello nazionale sulla coltivazione di quella canapa che nel 2022 in Puglia ha perso l’84% della produzione, è la richiesta delle associazioni di categoria. Una coltivazione che interessa esperienze innovative che vanno dalla ricotta agli eco-mattoni isolanti, dall’olio antinfiammatorio alle bioplastiche, dai cosmetici all’alimentare è quanto ha ripreso a difendere Coldiretti/Puglia attorno al tavolo di filiera convocato dal Ministero dell’Agricoltura per esaminare la prima bozza di piano di settore della canapa. La filiera sta subendo un rallentamento e non decolla secondo gli addetti ai lavori per la mancanza di una interpretazione univoca del complesso quadro normativo e come conseguenza si assiste ad una progressiva contrazione degli ettari coltivati e della produzione, rispetto ad un boom che aveva caratterizzato la coltura all’indomani della pubblicazione della legge n. 242 del 2016, espressamente orientata al sostegno ed alla promozione della coltivazione e della filiera della canapa. La filiera necessita, per il pieno sviluppo del suo potenziale, di sostanziali interventi in campo normativo, ma anche dal punto di vista economico – denuncia Coldiretti –  risente di queste lacune ed è evidente, ad esempio, come costituisca sicuramente un forte limite l’impossibilità di valorizzazione di alcune parti di pianta di particolare interesse nel campo della bioeconomia, sulla base di una interpretazione particolarmente restrittiva della legge n. 242 del 2016. Le potenzialità della coltura, per un suo sicuro ed utile impiego nel campo di processi di bioeconomia circolare, sarebbero molto elevate, specie se si riuscisse ad arrivare ad una maggiore caratterizzazione delle produzioni nazionali con la canapa ‘made in Italy’, attraverso un impulso a ricerca e selezione varietale. Insomma, il documento in fase di elaborazione da parte del Ministero deve rappresentare un’occasione per individuare tutte le criticità della filiera, in campo sia tecnico che normativo, favorendo la conoscenza e la consapevolezza delle reali potenzialità di questa coltura anche nell’ambito dei diversi ambiti di competenza a livello istituzionale, vista la molteplicità dei dicasteri attualmente coinvolti nel complesso quadro normativo che interessa la canapa. Negli ultimi anni anche grazie alla legge della Regione Puglia risalente al 2017 era stato registrato il moltiplicarsi di terreni e produzione, oltre ad idee innovative nella trasformazione della ‘pianta’ dai mille usi, dalla birra alla ricotta e agli eco-mattoni isolanti, dall’olio antinfiammatorio alle bioplastiche, fino a semi, fiori per tisane, pasta, taralli, biscotti e cosmetici e ancora vernici, saponi, cere, detersivi, carta o imballaggi, oltre al pellet di canapa per il riscaldamento che assicura una combustione pulita. L’affermarsi di stili di vita più ecologici può favorire – sempre secondo la Coldiretti/Puglia – la diffusione della canapa che è particolarmente versatile negli impieghi, ma anche in grado dal punto di vista colturale a basso impatto ambientale di ridurre il  consumo del suolo, la percentuale di desertificazione e la perdita di biodiversità. Si tratta in realtà del ritorno a una coltivazione che fino agli anni ‘40 era più che familiare in Italia, tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore di canapa al mondo (dietro soltanto all’Unione Sovietica). Il declino è arrivato per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un ombra su questa pianta. Dalla canapa si ricavano anche olii usati per la cosmetica, resine e tessuti naturali ottimi sia per l’abbigliamento, poiché tengono fresco d’estate e caldo d’inverno, sia per l’arredamento, grazie alla resistenza di questa fibra. Se c’è chi ha utilizzato la cannabis per produrre veri e propri eco-mattoni da utilizzare nella bioedilizia per assicurare capacità isolante sia dal caldo che dal freddo, non manca il pellet per il riscaldamento che assicura una combustione pulita. Conclusione? Il Governo italiano nel 1961 sottoscriveva una convenzione internazionale chiamata “Convenzione Unica sulle Sostanze Stupefacenti” (seguita da quelle del 1971 e del 1988), in cui la canapa sarebbe dovuta sparire dal mondo entro 25 anni dalla sua entrata in vigore mentre nel 1975 esce la “legge Cossiga” contro gli stupefacenti, e negli anni successivi gli ultimi ettari coltivati a canapa scompaiono. Il boom della coltivazione della canapa è un’ottima dimostrazione, insomma, della capacità delle imprese agricole di scoprire e sperimentare nuove frontiere e soddisfare i crescenti bisogni dei nuovi consumatori che proprio da queste esperienze di green economy si aprono opportunità di lavoro nelle campagne che possono contribuire alla crescita sostenibile e alla ripresa economica ed occupazionale del Paese e in particolare della nostra regione.

Antonio De Luigi


Pubblicato il 2 Febbraio 2023

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