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Grano, in rialzo costi e prezzi e calo delle rese

Prima quotazione del grano duro appena raccolto in Puglia che raggiunge i 58 euro a tonnellata, un prezzo record a listino per il grano locale ma che non soddisfa i produttori pugliesi stretti tra gli aumenti dei costi di produzione ed il crollo delle rese fino a -30/35%. “La produzione e’ in calo proprio quando in Puglia coltivare grano e’ costato agli agricoltori pugliesi fino a 600 euro in piu’ ad ettaro a causa dell’impennata dei costi di produzione causata dall’effetto a valanga della guerra in Ucraina dopo la crisi generata dalla pandemia che si riflette a cascata dalle sementi al gasolio fino ai fertilizzanti”, ha sottolineato il direttore di Coldiretti Puglia, Pietro Piccioni, per cui il calo a carico del Granaio d’Italia rende necessari “interventi per aiutare le imprese rispetto a rincari ormai insostenibili, a partire dal settore cerealicolo che rappresenta uno dei simboli della situazione di difficolta’ in cui versa l’agricoltura regionale”.
La minor produzione pesa sulle aziende cerealicole che hanno dovuto affrontare rincari delle spese di produzione che vanno dal +170% dei concimi al +129% per il gasolio con incrementi medi dei costi correnti del 68% con costi che superano i ricavi con il grano duro per la pasta che e’ quotato in Italia 55 centesimi al chilo e quello tenero per il pane a 45 centesimi al chilo. L’impatto si fa sentire anche sui consumatori con i prezzi che dal grano al pane aumentano da 6 a 12 volte tenuto conto che per fare un chilo di pane occorre circa un chilo di grano, dal quale si ottengono 800 grammi di farina da impastare con l’acqua per ottenere un chilo di prodotto finito venduto da 2,7 euro al chilo a 5,4 euro al chilo. A essere piu’ penalizzati con i maggiori incrementi percentuali di costi correnti – continua la Coldiretti Puglia – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano all’avena. Il taglio dei raccolti causato dall’incremento dei costi e dalla grave e perdurante siccita’ in alcune aree delle province di Bari e Foggia – sottolinea ancora Coldiretti Puglia – rischia di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari con l’Italia che e’ gia’ obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche il 16% del latte consumato, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale, senza dimenticare che con i raccolti nazionali di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, si copre rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano.
La Puglia e’ il principale produttore italiano di grano duro, con 360.000 ettari coltivati e 10milioni di quintali prodotti in media all’anno.

 


Pubblicato il 23 Giugno 2022

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