Primo Piano

Giudici di Pace tra udienze e sentenze, ma precari con la toga

Ancora in piazza, ieri mattina dinanzi al Tribunale di Bari in piazza Enrico De Nicola, i Giudici Onorari di Bari, Trani e Foggia. Quest’ultimo <<flashmob>>, che ha fatto seguito a quello già tenutosi un mese fa, coincide con l’inizio dello sciopero a livello nazionale della Magistratura Onoraria, in rappresentanza di tutte le categorie dei magistrati onorari e cioè Giudici di Pace, Giudici Onorari di Tribunale, Vice Procuratori Onorari e Giudici Ausiliari di Corte d’Appello. Lo sciopero proclamato fino a venerdì prossimo, 22 gennaio, contempla in pratica l’astensione dalle attività di udienza e di istituto e si è reso necessario perché anche lo sciopero della fame, intrapreso da alcuni giudici onorari non ha portato a interventi concreti e decisivi da parte del Governo. Una situazione di precarietà insopportabile, quella in cui versano i volontari della giustizia, come qualcuno li ha chiamati, data la penuria delle loro spettanze e i mancati riconoscimenti a livello pensionistico e previdenziale. Una situazione che ha dell’incredibile, che ha suscitato perfino l’intervento del presidente della Corte Costituzionale, del Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati e del Presidente della Repubblica, ma al di là delle manifestazioni di intenti, delle belle parole e delle promesse e impegni, fino a oggi nessun capitolo di spesa pubblica è stato destinato alla Magistratura Onoraria. Magistrati che insistono, dunque, nelle proprie richieste di vedersi riconosciute prerogative finora recisamente negate, come quelle sancite dalla Corte Europea di Giustizia. Alla manifestazione di ieri mattina innanzi alla sede del vecchio tribunale di Bari era presente l’avvocato Giovanni Stefanì, Presidente del Consiglio degli avvocati di Bari, e rappresentanti del COA di Bari. Dunque, da anni e praticamente in tutta Italia, protesta chi lavora per alleviare storture e ritardi oramai cronici della giustizia italiana. E dire che, secondo stie dei vari uffici e distretti di corte d’appello dell’intera penisola, i giudici di pace trattano più della metà di contenziosi civili e giudizi penali, ma non hanno -come detto –  diritti costituzionali di cui invece godono tutti gli altri lavoratori: c’è chi lavora da quasi vent’anni come magistrato onorario, ma senza previdenza, senza maternità se donna, senza ferie pagate, senza pensione. Se uno di loro si ammala o s’infortuna sul lavoro, non esiste alcuna copertura assicurativa, però c’è chi emette anche due udienze a settimana, producendo fino una ventina di sentenze al mese per 600 euro. <<La proposta di riforma del Governo, così’ come articolata, non e’ esaustiva delle nostre richieste>> spiega il giudice onorario Giuseppina Di Nubila, chiedendo che “il progetto di legge ci veda interlocutori, non solo spettatori e destinatari muti”. Una situazione, insomma, intollerabile: precari che emettono sentenze in nome del Popolo Italiano, ecco in parole nude e crude la triste realtà che avvolge il lavoro dei giudici onorari italiani. Eppure alcune recenti decisioni – una addirittura presa della Consulta – dovrebbero mutare radicalmente questa situazione. Anche se, conoscendo i tempi della nostra giustizia, non è ancora possibile precisare quando. La Corte Europea di Giustizia, intanto, a luglio dell’anno passato ha accolto un ricorso dei giudici di pace italiani, pronunciandosi per una perequazione dei riconoscimenti stipendiali e l’equità del lavoro prestato, che in sostanza rivestirebbe lo stesso valore dei magistrati ordinari. (fradema)


Pubblicato il 20 Gennaio 2021

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio