Gino Lisa, il giovane aviatore meritava di più
Il 15 novembre 1917, nel corso della sua 59ª missione di guerra, il bombardamento di Caldonazzo, l’apparecchio pilotato dal sottotenente Gino Lisa, colpito mentre volava in soccorso di un nostro aereo attaccato da aerei nemici, precipitava sul Monte Summano in Val d’Astico. A questo ventunenne aviatore torinese, di cui fra un anno ricorrerà il centenario della morte e che per il suo estremo gesto fu insignito con la medaglia d’oro al valor militare (in precedenza ne aveva conquistate una d’argento e un’altra di bronzo ancora per atti eroici in combattimento), è stato dedicato l’aeroporto di Foggia. Il Gino Lisa è nato in piena guerra mondiale, quando gli Alleati in risalita lungo lo ‘stivale’, trovarono convenienza logistica a fare della piana di Foggia un enorme complesso aeroportuale. Furono ben trentadue gli scali di fortuna, tutti realizzati in ‘grelle’, quei pannelli in lamiera forata pensati in modo da potersi incernierare l’uno con l’altro e che, stesi su superfici pianeggianti e consolidate da una massicciata di pietrisco, consentivano agli aerei di atterrare e decollare anche in caso di pioggia o di neve. Abbandonate alla fine della guerra, quelle piste vennero smantellate (non uno di quei moduli metallici andò sprecato, trasformandosi nelle mani di italiani poveri ma ingegnosi in cancellate e ringhiere). Di tutte quelle piste ne venne lasciata in vita una, quella più prossima a Foggia, che nel dopoguerra venne sottoposta a lavori di trasformazione. Se ne ricavò un piccolo aeroporto. Il Gino Lisa è cambiato poco dal suo primo giorno di vita almeno per quanto riguardo l’aspetto tecnico principale, la lunghezza della pista, larga 45 m. ed estesa per soli 1560. Un limite, questo, che continua a restare il principale ostacolo allo sviluppo dello scalo, tant’è che da tempo si progetta di allungare la pista di altri trecento metri per consentire l’atterraggio e il decollo di aeri di maggiori dimensioni. La pista corta, l’inadeguatezza delle strutture e l’assenza di volontà politica fanno sì che il Gino Lisa con un traffico passeggeri inferiore alle duecento unità giornaliere sia tra gli scali meno utilizzati d’Italia. In prevalenza questi pochi passeggeri fanno uso degli elicotteri dell’Alidaunia, che assicura voli verso il Gargano (isole Tremiti, Peschici, San Giovanni Rotondo, Peschici) e il Subappennino Dauno (Celenza Valfortore). Troppo poco per una struttura dalle potenzialità considerevoli e che invece ha finora conosciuto attività intermittente. E’ sconfortante il numero delle compagnie aeree che dopo aver avviato un servizio che si annunciava duraturo se non definitivo hanno dovuto sospendere l’attività per problemi di bilancio o per problemi operativi. La memoria di Gino Lisa meritava e merita tutt’ora qualcosa di più.
Italo Interesse
Pubblicato il 15 Novembre 2016