Cronaca

Foggia, in manette i bombaroli del racket

“La storia è brutta perchè è una di quelle vicende che denota un carattere peculiare delle mafie in genere ma che è fortemente presente in quella foggiana: la vigliaccheria”. E’ la descrizione fatta da Alfredo Fabbocini che riassume l’operazione ‘Hurt Locker’ portata a termine dagli uomini della squadra mobile di Foggia. L’attività di indagine ha permesso di arrestare 5 persone con le accuse, a vario titolo, di danneggiamento, detenzione e porto abusivo di materiale esplodente, armi, un episodio di ricettazione. Tutto iniziò dopo l’attentato ai danni del negozio di abbigliamento Carmelina 13 avvenuto lo scorso 16 aprile.

“L’attività di indagine nasce proprio da quel momento – ha spiegato Fabborcini – e dalle immagini di una telecamera che ha ripreso Giuseppe Bruno posizionare i due ordigni davanti al negozio facendoli esplodere”.

In tutto sono state due le bombe piazzate davanti al negozio le cui esplosioni avevano provocato panico tra i residenti scesi in strada per il timore di possibili crolli. Le attività investigative hanno permesso di constatare che Bruno era stato l’esecutore materiale anche di altri episodi di questa natura ed entità commessi in danno di esercizi commerciali della città, come il negozio Tricot, sito in questa via Tugini che dopo il danneggiamento ha dismesso completamente l’attività ed un negozio di artigianato.

“Ci sono stati altri episodi di questo tipo,  – ha sottolineato Fabbrocini – uno ai danni di un esercizio commerciale di abbigliamento la cui titolare per paura ha chiuso la sua attività e ad uno di artigianato”.

Proprio quest’ultimo sarebbe stato messo a segno per punire un poliziotto della squadra mobile, parente del commerciante, che alcuni giorni prima aveva eseguito un controllo su strada ad alcuni foggiani tra cui Agostino Corvino e altri due uomini, tutti a sua volta parenti di Tolonese.

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Pubblicato il 21 Novembre 2012

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