Cultura e Spettacoli

Foggia città francescana

Nel settembre del 1933, Anno Santo straordinario [ricorreva infatti il 19° centenario della Redenzione] in Capitanata, dall’opulento Tavoliere ai declivi del Gargano, ricco d’argentei oliveti, tornava splendere la fiamma e a rifiorire l’ardore serafico del Poverello d’Assisi, che a custodia del Convento di Foggia, fra i primi dell’Ordine minorita, aveva lasciato uno dei suoi più cari discepoli, il conterraneo B. Giacomo d’Assisi. L’indefesso apostolato di due generosi Cappuccini, P. Angelico da Sarno, nostro concittadino onorario, e P. Costantino da Fragneto l’Abate, avevano in quegli anni dato uno straordinario impulso al III Ordine Francescano nel Convento dei PP. Cappuccini di S. Anna, in Foggia, che ormai reclutava il fior fiore della gioventù foggiana: quei giovani che furono poi Ministri Segretari di Stato, Sottosegretari di Stato, Senatori e Deputati al Parlamento, magistrati, presidi di Facoltà universitarie e illustri docenti universitari e di licei, diplomatici e alti funzionari statali e parastatali, ufficiali delle nostre FF.AA., scrittori, giornalisti, affermati liberi professionisti, il fior fiore dei quadri direttivi di una Nazione risorta dalle ceneri d’una guerra infausta. . . . E tutto ciò in un periodo, che Vincenzo Morello (Rastigac) non esitò a chiamare nel 1932 del “conflitto dopo la Conciliazione” e in cui il Fascismo avocava a sé l’educazione dei giovani nel tentativo di sottrarre quel compito di magistero alla Chiesa! Ben meritava quindi Foggia che vi avesse luogo il primo dei Convegni del III Ordine Francescano dei PP. Cappuccini. A proporlo fu P. Angelico da Sarno, Commissario dello stesso, e ad approvare sollecitamente tale proposta furono P. Bernardo d’Alpicella, Provinciale Cappuccino, e P. Leonardo da Mercato Saraceno, Definitore Generale, per la Curia Generalizia dei Minori Cappuccini. Vi aderirono e ne incoraggiarono l’organizzazione: Mons. Fortunato Maria Farina, Vescovo di Troia e Foggia, Mons. Andrea Cesarano, Arcivescovo di Manfredonia. Mons. Cornelio Sebastiano Cuccarollo, Arcivescovo d’Otranto, Mons. Vittorio Consigliere, Vescovo di Ascoli e Cerignola, Mons. Paolino Tribbioli, Vescovo d’Imola, Mons. Giuseppe de Girolamo, Vescovo di Lucera, e Mons. Alberto Romita, Vescovo di Boiano e Campobasso; gli altri due Ordini francescani dei Frati Minori e dei FF. Minori Conventuali, Capitoli Cattedrali, Giunte Diocesane, Parroci e Sacerdoti di tutta Italia, che sarebbe troppo lungo qui elencare; autorità e personalità cittadine. Furono presto  costituiti un Patronato e un Comitato d’onore e un Comitato d’azione, il cui lavoro diede frutti davvero per quei tempi inaspettati. A iniziare il debito movimento per il Convegno, P, Angelico invitò il noto conferenziere Avv. Vincenzo Roppo a tenere il 30 luglio 1933 un discorso d’apertura su S. Francesco, nel Teatro Comunale “Umberto Giordano”, all’uopo concesso dal Podestà Avv. Alberto Perrone. Il Convegno ebbe svolgimento  nei giorni 14-17 settembre 1933 e inizio, in Cattedrale, con la celebrazione della Messa da parte di Mons. Fortunato Maria Farina, Vescovo di Troia e Foggia. Nelle riunioni e adunanze di studio del giorno 14, nella Basilica Minore di S. Giovanni Battista, dopo la nomina del Cappuccino P. Leone da Caluso, Camerlengo dell’Almo Collegio dei Parroci di Roma, a Presidente effettivo del Convegno, tennero le loro relazioni: al mattino, il Cappuccino P. Ilario da Teano sul tema: “Un fascino di luce divina si diffonde tra le tenebre del mondo per il Terz’Ordine Francescano”; nel pomeriggio, il Prof. Filippo de Capua, della R, Università degli Studi di Napoli, sulla “Formazione spirituale del Terziario”. La giornata si concluse con la Funzione Eucaristica e la Benedizione Pontificale in Duomo e contemporaneamente nelle Chiese di S. Anna, S. Pasquale, S. Giovanni e Gesù e Maria  e, in teatro, con la conferenza dell’Avv. Vincenzo Roppo su “San Francesco Santo Nazionale”. Il giorno 15, dopo la Messa nella Chiesa di S. Anna, furono relatori: al mattino, P. Eugenio da Montagnana, Commissario Provinciale per il III Ordine di Venezia, sulla “Costituzione e vita delle Congregazioni”; nel pomeriggio, il Presidente del Convegno, P. Leone da Caluso, sul tema: “Sviluppo delle nostre iniziative, volute dalla Regola e imposte dai tempi attuali”. La giornata si chiuse come il giorno precedente e la conferenza serale fu tenuta dal P. Leone da Caluso sul “Cinquantenario della Enciclica di Leone XIII  ”. Il giorno 16, dopo la Messa nella Chiesa di S. Giovanni, tennero le loro relazioni: al mattino, il  Sac. Prof. Michele Melillo su  “La stampa e il Terz’Ordine” e l’Ing. Maria Capodacqua su “Il Terz’Ordine Femminile e la sua missione nella Società e nella Famiglia”; nel pomeriggio, Mons. Fortunato Maria Farina sul tema: Spirito informativo del T.O.F. e collaborazione fraterna ed attiva nelle branche dell’Azione Cattolica come appunto il Papa vuole e comanda”. La giornata si chiuse come nei giorni precedenti e con la conferenza serale, sempre in teatro,  del Prof. Francesco Aquilani, della R. Università degli Studi di Roma, dal tema: “Il valore attuale dell’annuncio francescano”. Il mattino del giorno 17 fu celebrato un solenne Pontificale, con discorso di Mons. Vittorio Consigliere, Cappuccino, Vescovo di Ascoli e Cerignola e gi Predicatore Apostolico. Nel pomeriggio, si tenne una solenne Processione Eucaristica, con l’intervento degli Arcivescovi e Vescovi presenti al Convegno, delle autorità civili e militari e  dei congressisti e con la solenne Benedizione pontificia alla città dal pronao della Villa Comunale. Cosa non solita in quei tempi: a ogni relazione tenutasi in quel Convegno fecero sempre seguito discussioni e formulazioni di ordini del giorno, voti e proposte dei partecipanti. Del Convegno di Foggia. Sia della sua organizzazione, come del suo sviluppo, si occupò largamente la stampa francescana: “L’Aurora Serafica” dei PP. Cappuccini di Bari, “L’amico del Terziario dei PP. Cappuccini di Foggia, “Bollettino Francescano” dei PP. Cappuccini di Padova, “Luce Serafica dei PP. Conventuali di Ravello e “Frate Francesco” e “Azione Francescana”  dei PP. Cappuccini di Reggio Emilia. Né mancò l’interessamento  dei quotidiani e settimanali locali, regionali e nazionali: a Bari, “La Gazzetta del Mezzogiorno” e “La Gazzetta del Lunedì”; a Foggia, “Il Popolo Nuovo”, “Fiorita d’Anime” e “Il Gazzettino”; a Roma, “L’Avvenire d’Italia” e “Il Giornale d’Italia”. Ne’ mancò l’interessamento de “L’Osservatore Romano”. Erano quelli tempi duri. I Patti Lateranensi, che dovevano chiudere una millenaria storia di tragiche lotte e creare un’atmosfera di accomodante concordia fra l’Italia e la Chiesa, furono vanificati, invece, inaspettatamente, da una triste cronaca di contrasti, di equivoci, di malintesi fra i due poteri, che si inacerbivano e complicavano nelle polemichette giornalistiche, attraverso le quali la pubblica opinione si disorientava col più nulla comprendere, o comprendere soltanto, addirittura, che si stava meglio prima, in regime di separazione, quando questi contrasti non esistevano e non avevano ragione di esistere. I non meno ingenui si domandavano, scrollando il capo, se quello stato di lotta fosse veramente postumo e non piuttosto latente nell’ideologia fascista, o se ci fosse equivoco tra lo spirito e la lettera del Concordato, o se, infine, fosse così tenue lo spirito religioso trasfuso nella lettera, che al primo contatto con la realtà si sprigionasse e dileguasse nell’aria leggera.  Certo è che quei contrasti, quegli equivoci e quei malintesi si prolungarono per due anni e scoppiarono infine in veri e propri conflitti di piazza. Le date e i termini del dissidio furono ben rappresentati  in due documenti della S. Sede: il 30 maggio 1929, la nota Lettera di Pio Pp. XI al Card. Pietro Gasparri sull’interpretazione dei Patti; il 9 giugno 1931, l’Enciclica sull’Azione Cattolica. Il Convegno di Foggia volle allora essere un invito alla società contemporanea perché tornasse a Cristo per Francesco, “per Crucem ad Lucem”. Allo spirito dei tempi, freddo, assente, abbacinato da incantesimi terreni e terrestri, l’annuncio della Pace e del Bene risuonò accorato e convinto. Se altri convinse, è altro discorso.

Emilio Benvenuto


Pubblicato il 2 Settembre 2015

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