Cultura e Spettacoli

Filomena Pennacchio, ardore sanguinario

Il 6 novembre 1841, dunque ad oggi 164 anni fa, a San Sossio Baronia, nell’avellinese, sarebbe nata Filomena Pennacchio, celebre brigantessa del periodo post-unitario. Il condizionale nasce dal fatto che l’atto originale di nascita, custodito presso l’Archivio di San Sossio, indicherebbe invece che la donna nacque quattro anni più tardi e altrove, cioè a Casalvecchio di Puglia. E’ questo solo il primo dei tanti dubbi che riguardano la vita di costei, vita a dir poco avventurosa e che merita d’essere brevemente tratteggiata. Una storia intrisa del sangue. Il primo a versare sangue fu il marito, un impiegato della Cancelleria del Tribunale di Foggia, uomo gelosissimo e manesco che Filomena uccise conficcandogli in gola un lungo spillo d’argento (non tutte le fonti però riportano questo episodio che pertanto va preso con le pinze). E’ invece fuori discussione il suo incontro avvenuto nei boschi dell’Appennino apulo-campano con Giuseppe Schiavone, uno dei più noti comandanti delle formazioni insurrezionali che tanto filo da torcere diedero al neo esercito italiano dopo il 1861 ; l’incontro sembra avvenuto in conseguenza della fuga di Filomena, braccata dalla Giustizia (era allora ricercata per l’omicidio del coniuge…?). Allo Schiavone la Pennacchio si legò dando vita ad una relazione che andò oltre il legame sentimentale. Filomena seguì il suo uomo anche sul campo di battaglia, distinguendosi per sangue freddo, determinazione e spietatezza. Quando Schiavone fu catturato (sarebbe stato giustiziato di lì a poco), lei era in attesa di un figlio. Non si hanno notizie del bambino. Si presume sia stato partorito prima che la madre si costituisse. Condannata a venti anni di lavori forzati, Filomena si vide ridotta la pena, prima a nove e poi a sette anni, probabilmente a seguito dell’essere divenuta ‘collaboratrice di giustizia’, come diremmo oggi. Che ne fu di lei dopo il 30 giugno 1872, giorno del rilascio? L’unico a pretendere di saperne qualcosa è Andrea Massaro, autore di ‘Filomena Pennacchio, la brigantessa ritrovata’ – Edizioni il Papavero). Uscita di prigione, la Pennacchio avrebbe sposato “ un facoltoso uomo di Torino, tale Antonio Valperga”. E a Torino, dopo avere condotto “vita esemplare” e col conforto della benedizione papale si sarebbe spenta il 17 febbraio 1915… Mah. Attendiamoci a questo punto che qualche altro topo di biblioteca venga a dimostraci che un grosso personaggio del presente globale è diretto discendente di quel bambino che Filomena un giorno lasciò nella mani di una oscura levatrice. Più credibile ci pare, invece, che una vinta Filomena Pennacchio, recuperato il figlio, si andata a trascorrere vita anonima e sotto falso nome in un qualche remoto paesino dell’Appennino meridionale.

Italo Interesse


Pubblicato il 6 Novembre 2015

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