Fiera di Foggia: cantiere a passo di lumaca nelle maglie della burocrazia barese
Di Carlo: “Dare seguito alla volontà di rilancio della Regione”
Il cantiere della fiera di Foggia si è fermato di nuovo dopo un blocco precedente durato 10 mesi. Langue fra farraginose rendicontazioni in Regione e flussi di denaro a intermittenza. Il commissario Massimiliano Arena spiega: “Oggi stesso (ieri per chi legge, ndr) mi sono recato a Bari per dare ulteriori chiarimenti sulla rendicontazione di alcuni lavori da liquidare. Era già successo precedentemente. I fondi, come ho detto varie volte, vengono dal Mit e sono solo appoggiati in Regione che ha un compito di sorveglianza. Credo che a breve, dopo questo incontro, il cantiere potrà riprendere. Se arriva l’ultima tranche di finanziamenti, resta solo un passo per terminare”.
Poi ricorda: “Sono arrivato ad agosto nel 2019, quando una serie di contenziosi davanti al Tar tenevano i lavori fermi. Abbiamo avuto due anni di Covid e vari problemi sul flusso di denaro, oltre che quelli sulla rendicontazione”.
Il secondo accordo di programma integrativo, scaduto il primo, è stato firmato nel 2023 tra Regione e Mit. Qualcosa è cambiato anche nel progetto, nel senso che il cavalcavia che dovrà collegare i Campi Diomedei alla Fiera, per cui è stata già espletata la gara, si farà in un secondo momento. Intanto i foggiani vorrebbero vedere finita la prima parte a fronte di soldi a singhiozzo, rendicontazioni anche molto datate, sembrerebbe, lacci e lacciuoli che fanno procedere il cantiere a passo di lumaca.
Si prepara la 46^ edizione dell’Ottobre Dauno che dovrebbe svolgersi dal 18 al 20, l’ennesima in mezzo al guado. Il famoso ingresso è sempre recintato, inaccessibile, con le gru sospese e l’attesa di un’inaugurazione che non arriva. Anche una recinzione vera, non da cantiere, dovrebbe far parte di un secondo step di lavori.
“Nelle maglie della burocrazia si può anche morire”, dice il presidente della Camera di Commercio di Foggia Pino Di Carlo. “Il cantiere fermo riguarda aspetti di burocrazia per cui nel rapporto tra Fiera e Regione ci si è persi. Altra cosa è riunire un tavolo con i soggetti interessati, anche privati, per il rilancio dell’ente, che si occupi degli eventi fieristici. Non riguarda l’aspetto del patrimonio immobiliare bensì di quello organizzativo. D’altra parte l’idea del commissariamento della Fiera serviva proprio a questo. Altrimenti perché l’avrebbero fatto? Il mondo degli eventi fieristici è cambiato non solo qui ma dovunque, il mondo è cambiato. Siamo entrati in una fase in cui la Regione deve dar seguito alla volontà di rilancio di una fiera in stato di semiabbandono. Noi di Camera di commercio stiamo pensando a questo, a creare un soggetto con i soci storici e con altri privati”.
Il tempo perso per avere una fiera terminata, fra parcheggi, uffici, ingresso storico è tanto: “Che ci sia la volontà di terminare è indubbio, del resto è stato fatto quasi il 90-93% dei lavori. Anche avere un ingresso decente è importante esteticamente per la città”.
Se Di Carlo evidenzia il “soggetto” che nei fatti dovrà operare sugli eventi fieristici, e sta preparando questi futuri sviluppi, la politica torna a farsi sentire con Giannicola De Leonardis, il consigliere regionale di Fdi. Al Quotidiano dice: “La Regione non può abbandonare la fiera di Foggia. Dire che questa lentezza è colpa della burocrazia non basta. C’è lo zampino della politica perché, se avessero voluto, questi problemi li avrebbero risolti da tempo. Sto prendendo informazioni sul perché il commissario non è stato sostituito, sul perché di questo disinteresse. La verità è che Decaro ed Emiliano, due ex sindaci di Bari, ci hanno abbandonato per concentrarsi sulla loro città, trascurando Foggia e tutti gli altri territori della Puglia”.
Se un cantiere importante nel paese di cui è sindaco, cioè Vieste, avesse i tempi biblici di quello della fiera di Foggia “io starei ogni giorno a Bari”. Anche il presidente della Provincia Giuseppe Nobiletti affronta la questione dal punto di vista di un cda che si deve formare. “Il commissariamento c’è stato perché non tutti i soci pagavano la loro quota. Noi, più che mettere le risorse spettanti alla Provincia (mancavano da decenni) non possiamo fare. Con un cda formato si può aprire un tavolo di confronto in Regione per affrontare i problemi”.
Paola Lucino
Pubblicato il 2 Ottobre 2024