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E adesso dovrebbero tornare a casa i nostri docenti trasferiti al Nord

Non si smorzano i rumori dei fischietti e i colori dei nastri e valigie delle insegnanti pugliesi costrette a emigrare al Nord, per raggranellare qualche punto utile alle loro graduatorie scolastiche. “Lo avevamo previsto in tempi non sospetti: in Puglia e più in generale al Sud servono insegnanti. Ad una manciata di giorni dalla consultazione referendaria, il premier Renzi continua coi “mea culpa” sulla spinosa questione dei professori del Sud assunti nelle scuole del Centro e Nord Italia. Un disagio evidentemente determinato da una visione non comprensibile”, torna in argomento il consigliere regionale pugliese, nonché ex vicesindaco di Bari, Alfonsino Pisicchio. Eppure è ormai palese, dopo mesi dall’avvio dell’anno scolastico, che anche le scuole del sud hanno bisogno di docenti e che si continuano a denunciare disservizi molteplici a seguito di carenza di professionisti soprattutto con le abilitazioni del sostegno didattico, è ora lo stesso Renzi che affida agli organi di stampa note i cui dichiara che con il tempo pieno si potrebbe  permettere i rientro dei docenti assunti con la riforma e oggi bloccati al Nord e permettere nuove opportunità di scolarizzazione per gli studenti meridionali. Le parole di Renzi poi, si sommano a quelle della direttrice generale dell’Usr, l’Ufficio scolastico regionale Puglia, Anna Cammalleri, la quale, a più riprese, ha affermato che ad oggi le scuole della nostra regione sono in cerca di docenti per occupare le cattedre soprattutto di sostegno. E che a seguito di questa ricerca disperata di insegnanti, si attingerà dalle graduatorie di istituto di docenti privi di abilitazione. “Un paradosso”, per Pisicchio, che ha tutti i caratteri di una nuova emergenza per il Sud d’Italia. Per questo i docenti assunti dalla 107 e oggi ancora bloccati nelle cattedre del Nord, loro, i nostri professionisti pluriabilitati e con tanti anni di esperienza nelle nostre province, devono tornare in Puglia. Insomma, come si può permettere in uno stato di diritto, che oltre 3 mila e 200 docenti pugliesi nel bel mezzo della loro carriera professionale, con un’età media di 45 anni e con mille oneri familiari, di punto in bianco debbano lasciare la loro terra e le loro famiglie per lavorare al Nord quando il Sud è ancora alla disperata ricerca di insegnanti? “Una vera e propria assurdità se poi il problema lo accostiamo ai dati del lavoro sempre fortemente negativi del Sud con la particolarità che i docenti da riportare in regione sono per oltre l’80% donne”, alza il tiro il consigliere della Puglia con Emiliano. Per lui sarebbe finalmente ora che anche nella scuola si faccia squadra, magari insieme alla politica locale ed alle istituzioni pugliesi. In Puglia dal 21 luglio scorso è stato approvato all’unanimità in consiglio regionale una mozione che ha anzitempo previsto la diaspora dei professori pugliesi. “Con il nostro documento, supportato da tutte le anime politiche del consiglio regionale, abbiamo chiesto tutele per la scuola pugliese a vantaggio di tutti, perché se in Puglia si richiede più scuola, certamente non si lascia indietro nessuno, dai docenti assunti con il piano straordinario, e ora alla disperata ricerca di una cattedra in Puglia, ai docenti precari delle Gae (le graduatorie ad esaurimento) e delle graduatorie di istituto”, ha spiegato ancora Pisicchio. Fa piacere che il premier Renzi se ne sia reso conto, ma adesso è arrivato il momento che le promesse possano finalmente trasformarsi in realtà e in una maggiore serenità per le scuole, per gli studenti e per gli stessi docenti. Un altro “annus horribilis” per scuola, discenti e docenti sarebbe un vero tormento, non più tollerabile.

Antonio De Luigi


Pubblicato il 24 Novembre 2016

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