Cronaca

Donne e mass media. Le parole e le immagini che alimentano la violenza di genere

In Italia i pregiudizi di genere sono fortemente radicati a livello sociale, e diffusi in maniera sistematica nei e dai media, sia attraverso programmi di intrattenimento che di informazione, nonché attraverso pubblicità. Le Consigliere di Parità da sempre evidenziano la loro preoccupazione per la persistenza e pervasività dell’atteggiamento patriarcale e per il profondo radicamento di stereotipi inerenti i ruoli e le responsabilità delle donne e degli uomini nella famiglia e nella società; preoccupazione, inoltre, per la rappresentazione data delle donne da parte dei mass media e della pubblicità, ritratta come oggetto sessuale e in ruoli stereotipati, sempre più lontani da ciò che, invece, una donna incarna oggi, a giusto diritto e pienamente. Una narrazione che si riflette anche nel racconto giornalistico della violenza di genere. “Per fortuna non tutti i mass media alimentano indirettamente la cultura della violenza ma siamo ancora molto lontane dal poter dire che il fenomeno è circoscritto” afferma la Consigliera di Parità della Provincia di Foggia, Antonietta Colasanto, che ha patrocinato il momento di riflessione che si svolgerà oggi, a San Nicandro Garganico “Donne e mass media. Le parole e le immagini che alimentano la violenza di genere”. Un tema che sta a cuore all’Ufficio di Parità della Provincia di Foggia, su cui Antonietta Colasanto pone l’accento da tempo, evidenziando le contraddizioni e le sottovalutazioni del racconto mediatico. “Solo da pochi anni si è cominciato ad usare il termine femminicidio e ancora troppo spesso si assiste alla sottovalutazione del fenomeno e al ricorso ad un linguaggio improprio, come il fantomatico raptus, che l’Associazione nazionale degli psichiatri italiani ha già chiarito non esistere” chiarisce la Consigliera, per la quale “l’articolo 17 della Convenzione di Istanbul che responsabilizza i media per cambiare la cultura della violenza è palesemente disatteso, nonostante da anni si parli di cambiare il linguaggio della stampa nei casi di violenza contro le donne”.  “Si fa violenza una seconda volta se si imposta un articolo usando espressioni come delitto passionale o se si sottolinea che la donna era vestita in modo provocante o se si insinua che in fondo se l’è cercata. Le parole non sono neutre” conclude Colasanto, “l’informazione consapevole comincia da chi la fa”. L’evento si svolgerà a Palazzo Fioritto, a partire dalle 17.00.


Pubblicato il 24 Aprile 2018

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