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Don Franco Catalano: “Il Cara di Foggia è un vero e proprio inferno”

“Il Cara di Foggia? Un luogo poco gestibile nel quale, oggi, scricchiolano vivibilità e rispetto dei diritti umani”: lo dice in questa intervista al Quotidiano, don Franco Catalano direttore Caritas della diocesi di Foggia- Bovino, a seguito del servizio pubblicato dal settimanale L’Espresso, l’appello di Eugenio Scalfari e l’intervento del ministro Alfano.

Don Franco, cosa accade in quel centro di accoglienza?

“Che la situazione è ormai difficilmente gestibile. Si sono persi di vista i parametri della vivibilità e il rispetto dei diritti umani, un vero e proprio Inferno, come dicevo, per motivi non addebitabili a chi gestisce l’Ordine Pubblico in città. Ma è consequenziale che, se vengono stipate 1.400 persone in uno spazio che può ospitarne 600, accada questo”

Da che cosa dipende questa situazione?

“Dal numero sempre crescente di migranti; occorre dire con chiarezza che siamo in una situazione di emergenza che si protrae da tempo, ma ora il problema è peggiorato. E lo scenario che si prospetta non mi lascia sereno, visto che il numero di arrivi di migranti tende a crescere, occorre prepararsi”

Perchè il Cara si affolla tanto?

“Come dicevo prima, il numero degli arrivi è cresciuto. Poi, parlo di Foggia, perchè la Prefettura ha reso più selettivi e strigenti i criteri dei bandi di assegnazione per l’ospitalità dei migranti al fine di prevenire ed evitare ogni forma di speculazione economica e tentativi di lucro, oltre alle infiltrazioni di personaggi poco limpidi che vogliono solo guadagnarci.  Occorre prevenire la tentazione di trasformare l’ accoglienza in un affare. Questa giusta prudenza della Prefettura fa in modo che si allunghi la permanenza. Sottolineo che noi in Caritas ne ospitiamo oltre 25 e che i controlli, anche abbastanza puntuali, riguardano pure noi, non ne siamo, giustamente, esenti”

Occorreva una denuncia del giornale per sollevare il problema?

“In quel centro non è possibile mettere piede, anche se poi dicono che la rete di recinzione posteriore è bucata. A Foggia tutti immaginavano, o per lo meno intuivano, la situazione e le condizioni del Cara. E’ come per il carcere: tutti sanno che è sovraffollato e inumano, ma nessuno è in grado di documentarlo dall’esterno, perchè non è possibile entrarci”.

Bruno Volpe


Pubblicato il 15 Settembre 2016

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