Debiti fuori bilancio: chi paga per quei 10 milioni di Aeroporti di Puglia?
Saltano fuori solo ora le sviste sull’applicazione delle imposte sui contratti tra Aeroporti di Puglia e la società irlandese ‘Ryanaair’? Nel corso della seduta della I Commissione Bilancio di ieri in cui si votava il maxi emendamento contenente diversi disegni di legge su debiti fuori bilancio, è stato stralciato il disegno di legge riguardante un debito di 10.541.106,04 euro di Aeroporti di Puglia. “Si tratta di un disegno di legge – ha spiegato la consigliera grillina Antonella Laricchia – che richiede un ulteriore approfondimento e il coinvolgimento del comitato tecnico di cui si avvale la Commissione”. In sintesi ecco quanto accaduto: fino al 2014 AdP aveva regolarmente assoggettato ad IVA le somme ricevute per i contratti stipulati con Ryanair per l’attivazione di nuove rotte aeree e con “Airport Marketing Services Limited”, società del gruppo Ryanair, per la realizzazione di un programma di comunicazione e sviluppo turistico della Regione. Poi, a seguito della determinazione dirigenziale del 19 dicembre 2014, n. 169 con la quale la Regione Puglia ha classificato (diversamente rispetto al passato) l’impegno di spesa come “trasferimento diretto di risorse non correlato allo scambio di prestazioni corrispettive” (da classificare indicando il codice del Sistema Informativo sulle operazioni degli enti pubblici n. 1624), l’AdP non ha emesso alcuna fattura nei confronti della Regione ritenendo il contributo non assoggettabile ad IVA. Decisione che in seguito si è rilevata sbagliata. Da ciò nasce la richiesta di AdP di pagamento dell’IVA. “Riteniamo necessario – ha spiegato ancora la Laricchia – convocare in audizione i vertici della società digestione aeroportuale pugliese e il Governo regionale per comprendere come si sia potuto verificare un errore simile. Si tratta di una decisione che costerà alla Regione più di 10 milioni di euro e vogliamo vederci chiaro anche per valutare eventuali responsabilità non certo della Regione, che non è il “bancomat” di nessuno, ma di Aeroporti di Puglia stessa”. Il problema è che Aeroporti di Puglia si è legata da tempo, mani e piedi con Ryanair, facendo dipendere il suo destino e il suo valore di mercato dalla compagnia irlandese che ha insediato due basi operative (Bari con due velivoli residenti, Brindisi con uno) con uno “strano” contratto di 5 anni che prevedeva come corrispettivo da parte di AdP 12 milioni di euro l’anno per un non meglio definito “Marketing Service Agreement” a cui aggiungere ulteriori contributi in funzione all’incremento dei passeggeri trasportati. Il progetto esecutivo del “Piano di comunicazione per lo sviluppo del turismo incoming” AdP approvato dalla Regione, è sempre stato altrettanto parco, in quanto a informazioni puntuali e operative. Da AdP scrivevano: “Per raggiungere l’obiettivo è necessario utilizzare metodologie innovative. Concentrare le risorse su un unico mezzo….Identificare un mezzo/canale il più vicino possibile al target identificato. Focalizzare su internet la campagna…”. Si sono investiti, insomma, una dozzina di milioni di euro pubblici all’anno molto semplicemente passandoli alla società irlandese “Airport Marketing Services”, di proprietà della Ryanair, che di mestiere fa semplicemente quello di concessionaria della pubblicità del sito web della compagnia. A scorrere i listini presenti online, anche volendo comprare tutti i moduli proposti contemporaneamente, difficilmente si arrivano a spendere 12 milioni di euro. Con questa cifra probabilmente si potrebbe acquisire l’intera proprietà del sito. Ma quello che più desta perplessità è sempre stata la modalità con la quale questa ingente somma passava mensilmente dalle casse della società barese a quelle della Ams. Fatture con oggetto generico “Marketing Services Dec2011” che facevano transitare all’estero i 12 milioni puliti puliti, senza che neanche un centesimo restasse in Italia, visto che l’Iva su fatturazione estera non era prevista. Immense zone d’ombra, insomma, che avrebbero dovuto far saltare sulla sedia anche l’ultimo degli impiegati dell’Agenzia delle Entrate e con cui solo adesso, a quanto pare, bisognerà fare i conti in Consiglio alla Regione Puglia. A leggere il resoconto della relazione di Mimmo Di Paola all’assemblea dei soci in occasione del bilancio 2010, in ogni caso, si percepiva la consapevolezza di essere di fronte ad un nodo gordiano che non avrebbe mai trovato il suo Alessandro Magno risolutore. L’attuale consigliere comunale barese di Opposizione Mimmo Di Paola affermava che il mancato reperimento dei fondi da destinare a Ryanair avrebbe comportato: “Per il 2011 la registrazione di una perdita di esercizio superiore a Euro 4.316.667 (per fortuna non è accaduto, ndr.). Per il 2012 e successivi esercizi (causerebbe) l’inevitabilità della risoluzione anticipata del contratto con Ryanair, con elevata probabilità di contenziosi per risarcimento di ingenti danni e pagamento di penali”. La società aeroportuale pugliese, insomma, si era ridotta a “comprare” traffico passeggeri da una compagnia aerea per sopravvivere. Altro che mercato…
Francesco De Martino
Pubblicato il 12 Giugno 2018