Conca di polvere, punto di non ritorno
La desertificazione, questo fenomeno di degrado ambientale legato all’aumento delle temperature e alla crescente penuria d’acqua sta mettendo a rischio la vita di un miliardo di persone, la maggior parte delle quali reagisce migrando. In quel miliardo ci siamo anche noi. Un recente rapporto sulla situazione ambientale in Italia sottolinea come più del 50% del territorio è considerato potenzialmente a rischio. Soprattutto a sud. La regione messa peggio è la nostra e con una percentuale da brivido : 70%. In Capitanata l’indice di aridità non lascia speranze a quello che fu il granaio d’Italia. Le ragioni sono tante : l’eccessiva diffusione delle monoculture, quest’agricoltura intensiva e fortemente inquinante per l’uso massiccio di fertilizzanti e pesticidi. A fare compagnia ad un’agricoltura dissennata sono sul banco degli imputati anche l’attività estrattiva, gli scarichi industriali e l’antropizzazione. Senza interventi che succederà? Desertificazione è termine fuorviante se restiamo in termini di Apocalisse, giacché anche i più estremi deserti restano comunque degli ecosistemi, includendo percentuali di biodiversità ed avifauna. Il vero pericolo è ciò gli scienziati hanno battezzato Dust bowl, letteralmente : conca di polvere, ovvero un’area sterile non più riconducibile alla fertilità per effetto di un’involuzione giunta al punto di non ritorno. In altri termini, qualcosa di vicino al suolo lunare. Più esattamente il termine Dust bowl indica una serie di tempeste di sabbia che colpirono gli USA e il Canada nella prima metà del Novecento. Il fenomeno fu causato dal fatto che per decenni le terre del sud degli USA erano state sfruttate oltre i limiti naturali con tecniche agricole inappropriate e senza ricorrere alla rotazione delle colture. Il fertilissimo terreno fertile delle Grandi Pianure era stato esposto ad arature così profonde da distruggere l’erba che ne assicurava l’idratazione. Inaridito, il suolo divenne polvere, che venne sollevata dal vento in enormi nuvole nere. Le nuvole arrivarono fino Chicago. Pesantemente colpite furono anche Buffalo, Boston, New York e Washington con punte di 1,8 kg di detriti per abitante. In alcuni casi si giunse a non vedere a due metri di distanza. Il disastro causò un gigantesco esodo da Texas, Kansas, Oklahoma, e dalle grandi pianure circostanti. Con le terre divenute sterili e le case requisite a causa dei debiti, oltre mezzo milione di contadini dovette emigrare a nord (‘Furore’ il romanzo di Steinbek edito nel 1939, da cui l’anno dopo John Ford trasse l’omonimo e celebre film, documenta nitidamente quella catastrofe ecologica e sociale). Poi il governo si mosse imponendo una riduzione dello sfruttamento dei terreni di cui si era abusato e avviando lavori di irrigazione. In capo a pochi anni il fenomeno perse intensità sino a sparire.
Italo Interesse
Pubblicato il 11 Settembre 2018