Cronaca

“Chiusa l’esperienza del Circolo Che Guevara”

Dopo anni di denunce e proposte sulle cose che non vanno nella nostra città e nella nostra provincia, dopo aver assistito al progressivo degrado sociale e ambientale della città, dopo aver convissuto con una classe politica, senza distinzioni di appartenenza, impegnata ad auto-sostentarsi, ad auto-legittimarsi, dimenticando il continuo aumentare dell’astensionismo elettorale, è giunto il momento di dichiarare chiusa l’esperienza del Circolo Che Guevara. All’attivo del Circolo ci sono alcuni risultati positivi come l’assegnazione delle case ex Legge Gozzini di via Ilaria Alpi, case occupate abusivamente da chi non ne aveva diritto, la “sensibilizzazione” sulle questioni ambientali come “ciclo dei rifiuti” e “ciclo dell’acqua” che hanno prodotto emergenze ambientali facilmente evitabili. Il risultato più utile per la città, e anche il meno conosciuto, è arrivato dalla costante denuncia sulle condizioni delle strade e sulle cause del disastro che è sotto gli occhi di tutti. Parliamo della rimozione del “tappetino d’usura” quando si riasfaltano le strade perché, prima delle nostre denunce, non solo non lo si rimuoveva ma si progettavano marciapiedi prevedendo almeno due o tre strati d’asfalto uno sull’altro come il marciapiede nel tratto di viale Michelangelo compreso tra via Di Vittorio e via Guglielmi testimonia. Cambiano i tempi e cambiano anche i modi di fare politica, non sempre in meglio, e c’è da chiedersi come si può mettere a frutto l’impegno delle persone che hanno permesso al molto informale Circolo di esistere vista la “fluidità effimera” delle organizzazioni politiche attuali. La risposta è semplice: continuando a indignarsi per ciò che non funziona rendendo sempre più contagiosa l’indignazione e lo schifo per la cattiva gestione della “cosa pubblica”. Oggi c’è bisogno di più della denuncia di “cosa non funziona” e delle “soluzioni puntuali” per risolvere il problema, sia esso “la puzza”, la carenza di acqua nei rubinetti, il marciapiede o la strada rotta, la scuola che va a pezzi, la fabbrica e il negozio che chiudono. C’è bisogno di altro, c’è bisogno molto di più di un circolo. E’ dall’esperienza fatta studiando il degrado urbano, buche stradali, edilizia selvaggia, emergenza rifiuti, che è maturata la convinzione che serve un’idea olistica per il futuro della città e della società, idea che in tutta la “classe politica foggiana” non esiste. Se le buche stradali, ma anche lo scempio edilizio e il degrado delle strutture sociali pubbliche (area Pantanella, Teatro Mediterraneo e il mai realizzato Teatro Tenda, villa Comunale …) ci raccontano gli anni di malgoverno, di mala gestione, non c’è nulla che ci indichi una soluzione, una via diversa, per porre fine a questi anni infausti. La “crisi devastante” del PD, la parallela polverizzazione della Sinistra di classe che ha continuato a sopravvivere solo grazie a fuoriusciti piddini, ha fatto venir meno il naturale interlocutore del Circolo Che Guevara che nasce da una critica a Rifondazione Comunista con una ricerca costante di una unità d’intenti “a sinistra”. Che dire di una “sinistra” che si è barricata dietro alle giuste battaglie per le libertà individuali scordandosi delle questioni economico-sociali? Questa non è una sinistra marxiana o marxista, e neanche vagamente socialista, è solo l’espressione di un “illuminismo individuale” che può vivere, e vive, anche con politiche economiche liberiste. Basta pensare alla pena di morte. In quanti paesi di sinistra, al pari di paesi capitalisti, esiste ancora? Quanti paesi governati dalle destre attuano politiche a difesa delle libertà individuali? Tanti. Ora che la “sinistra diffusa” è senza punti di riferimento, o meglio ha in altri movimenti/aggregazioni alcuni punti di riferimento, c’è bisogno di far altro. C’è bisogno di riportare al centro della politica le questioni economiche partendo da una critica a uno sviluppo economico-sociale che ha prodotto maggiori ricchezze per pochi e povertà per tanti. Quale è il futuro per una società sempre più automatizzata, con la robotizzazione del lavoro manuale, che impiega persone per un orario di lavoro più lungo e meno tutelato? Guardando al piccolo della nostra città e della nostra provincia c’è da porsi la domanda in toni ancor più drammatici: quale è il futuro per la nostra provincia, per la nostra città, in una situazione di continua perdita di posti di lavoro e lavoratori, in una situazione di emigrazione che nulla ha da invidiare al quella del dopoguerra? Queste problematiche non le può affrontare un piccolo e informale circolo, queste problematiche le deve affrontare una grande comunità che vuole essere partecipe del suo futuro.

Giorgio Cislaghi

ex Circolo Che Guevara Foggia


Pubblicato il 21 Settembre 2018

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