Centrodestra sconfitto, Di Lernia: “Mancavano le nostre liste”
Il coordinatore provinciale di Puglia Popolare aveva proposto tavoli tematici e primarie. Il caso Udc
Avevano messo insieme una decina di liste civiche chiedendo di interloquire con il centrodestra prima che si definisse il sindaco, un’iniziativa sfumata prima della campagna elettorale. La proposta ha incrociato anche il “no” alla lista dell’Udc per le comunali. Claudio Di Lernia, di Cerignola, è coordinatore provinciale di Puglia Popolare, con i centristi- capo della segreteria nazionale è Massimo Cassano- ha formato una federazione. A sconfitta consumata, ritorna sul fallimento e su quelle che ne ritiene le motivazioni.
Con le vostre liste insieme a Di Mauro sarebbe andata diversamente?
“Certo, mettiamo pure un 2% per ciascuna avremmo avuto almeno il 20%. Non solo si poteva andare al ballottaggio ma anche vincere”.
Questo a parte la lista Udc che, ha detto Cassano, Di Mauro ha rifiutato.
“Sì certo il cittadino lo devi rendere partecipe, devi stare in mezzo alla gente. Noi avevamo chiesto dei tavoli tematici, otto mesi fa, all’interno dei quali far venire fuori un nome garante del programma. Avevamo tutto il tempo per svolgere le primarie. Anche a Cerignola, ricordo, per le comunali dell’anno scorso avevamo chiesto una previa consultazione popolare. Il centrodestra ha deciso per Giannatempo e ha perso”.
La sconfitta su Foggia non può essere solo di un candidato.
“Sono corresponsabili anche i deputati, Annamaria Fallucchi e Giandonato Lasalandra eletti l’anno scorso, oltre al consigliere regionale Giannicola De Leonardis. Qualcuno di loro dovrebbe fare un passo indietro e ritenere finito il proprio percorso politico. Alla fine il sindaco l’hanno scelto i capi bastone senza passare dai tavoli tematici. Dopo lo scioglimento per mafia il centrodestra si è seduto, non ha fatto nulla per riattivare un percorso, non ha richiamato la gente, non l’ha avvicinata a sé, non c’è stato alcun tam tam per svegliare un cittadino che, ormai, tra problemi economici e disaffezione alla politica, è sempre più astensionista””.
La vera rottura è stata sulla lista di quelli che Di Mauro riteneva “impresentabili”?
“Ce n’erano anche nella sua, due nomi che la commissione antimafia ha evidenziato poco prima della campagna elettorale”.
Non si può pensare di vincere un’elezione, comunque, riesumando situazioni poco chiare o al vaglio della magistratura.
“E Di Mauro chi è, il giudice? Fa il magistrato? Fino al terzo grado di giudizio non c’è nessuna incandidabilità.
Ma lasciamo perdere questo, io dico che non puoi nemmeno vincere, però, cannibalizzando gli altri, bloccando la democrazia e la partecipazione. Sono prevalse le solite vecchie liturgie, protagonismi, leaderismo, correnti, le vecchie logiche della politica”.
Tanti ministri e sottosegretari per Di Mauro. Cosa ne pensa?
“Roma pensa al territorio come bandierine da apporre, per me hanno fatto solo scena e non hanno portato voti, anche perché il ministro è di tutti, non solo della tua parte politica.
La campagna elettorale fatta basandosi su Giorgia Meloni? Mah, sul territorio non abbiamo visto ancora niente”.
Da dove riparte il centrodestra?
“Deve vestirsi di umiltà e avviare un dibattito con i cittadini, far parlare il territorio, uscire dall’immobilismo a cui attribuisco la sconfitta”.
Qualcuno dice ancora “effetto Conte” per la vittoria di Episcopo. Lei ci crede?
“Conte è molto ben voluto sul territorio, non dimentichiamo che Meloni ha tolto il reddito di cittadinanza, una misura che se gestita bene e non “all’italiana” è un sostegno importante. Anche Emiliano ha lavorato bene sul territorio dal Gino Lisa alla sanità. Hanno creato un’alleanza vincente e sono uniti. Questa è la loro forza”.
Paola Lucino
Pubblicato il 26 Ottobre 2023