Cultura e Spettacoli

Cavallo Pugliese del Tavoliere, un possibile ritorno

Quella del Cavallo Murgese non è l’unica popolazione equina di Puglia. Ancora negli anni cinquanta era in vita Tarquinio il Superbo, l’ultimo stallone di altra specie nostrana : il Cavallo Pugliese del Tavoliere. La nascita di questa specie risale alla fine dell’Ottocento quando allevatori della Capitanata, dinanzi ad una crescente domanda di cavalli da carrozza, da traino, da sella e da lavoro agricolo, acquistarono puledre di origine salernitana e laziale. Un lungo e sapiente programma di selezioni (con apporto di sangue maremmano e anglo-normanno) portò verso la fine degli anni quaranta alla definizione del Cavallo Pugliese del Tavoliere. Ma dagli anni settanta il Registro Anagrafico del Cavallo Pugliese non annovera più alcuno stallone di Pugliese da Tavoliere. Ugualmente, con un programma di selezioni mirate, il recupero di questa razza è ancora possibile, sostiene Giuseppe Acella su un numero di Agraria.Org, rivista di agricoltura, zootecnia e ambiente. Gran­de ap­pas­sio­na­to di ca­val­li e asini e re­spon­sa­bi­le delle at­ti­vi­tà della Sede Re­gio­na­le della Pu­glia del­l’As­so­cia­zio­ne ‘Asini si nasce… e io lo nak­kui’, Acella giudica doveroso tale recupero. Perché non si tratta solo di salvaguardare la biodiversità. Il recupero del Cavallo Pugliese del Tavoliere significherebbe il rilancio dell’ippocoltura nel Tavoliere (con opportunità di lavoro sia per chi è già allevatore, sia per i giovani che intendono intraprendere questa attività), nonché il ritorno allo sfruttamento di vasti appezzamenti cerealicoli lasciati incolti a causa della crisi del settore equino. Tutto ciò senza trascurare la naturale inclinazione sportiva per statura e potenza di questo buon cavallo da sella, nonché la sua attitudine a produrre carne di qualità (pur non producendola, la Pu­glia con­su­ma più carne equi­na che il resto d’Italia). Il ritorno del Cavallo Pugliese del Tavoliere in qualche modo è omaggio alla millenaria tradizione del foggiano in fatto di allevamento equino. Da questo punto di vista l’importanza della Dau­nia ri­sa­le al­l’e­po­ca della Magna Gre­cia. Basti pe­sa­re che l’antica Arpi era nota anche come Argos Hip­pion (la Argo del ca­val­lo) al­l’e­po­ca in cui Argo era ri­te­nu­ta non solo la città più an­ti­ca, ma anche la po­leis più po­ten­te del Pe­lo­pon­ne­so. In Pu­glia tutti i po­po­li che ne cal­ca­ro­no il suolo non man­ca­ro­no di raz­zia­re ca­val­li. La pre­di­spo­si­zio­ne della pianeggiante Pu­glia al­l’al­le­va­men­to equi­no è infine te­sti­mo­nia­ta dal fatto che pro­prio qui Lu­do­vi­co il Moro, la Re­pub­bli­ca di Ve­ne­zia e gran­di fa­mi­glie ari­sto­cra­ti­che del Regno di Na­po­li al­le­va­ro­no le pro­prie razze. I Borbone, per esempio, insediarono a Tres­san­ti, una frazione rurale nel territorio di Cerignola, la più numerosa delle cin­que man­drie della varietà Per­sa­no.

Italo Interesse

 


Pubblicato il 13 Luglio 2016

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