Cronaca

Carpino festeggia le sue rinomate fave con la Festa della Pesatura

Festeggiare il lavoro e i suoi frutti è il leitmotiv della Festa della Pesatura delle Fave di Carpino giunta alla sua quarta edizione. Un evento che riesce a riunire tanti agricoltori in un unico corpo, quello dell’Associazione Fave di Carpino, cogliendo appieno il senso del detto “l’unione fa la forza”, facendo quadrato intorno a un prodotto che negli anni ha sempre visto una maggiore attenzione del mercato, locale e non, fino ad arrivare nelle cucine di rinomati chef, tra i banchi di Eataly, e vedendo come celebrazione finale il lancio nello spazio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Un percorso che nasce da lontano, quando agli inizi del 2000 grazie al lavoro di vari soggetti tra i quali il Parco Nazionale del Gargano, la Fondazione Slow Food inserisce la Fava di Carpino nella lista dei Presidi Slow Food, un riconoscimento che sostiene le piccole produzioni tradizionali che rischiano di scomparire, valorizzano territori, recuperano antichi mestieri e tecniche di lavorazione, salvano dall’estinzione razze autoctone e varietà locali. Oggi oltre 500 Presìdi Slow Food coinvolgono più di 13.000 produttori tra i quali i 5 riconosciuti di Fava di Carpino: Cannarozzi Michele, Ortore Mario Felice, Di Nunzio Mario, Cannarozzi Francesco, Di Mauro Domenico, tutti “contadini custodi” che cercano di tenere vivo il metodo di coltivazione e di incentivare la produzione di questo legume dalle caratteristiche uniche. Si perché la Fava di Carpino costituisce un “ecotipo” ovvero pur rientrando nella varietà botanica della Vicia faba major ha un insieme di caratteri che la rendono diversa, unica e dipendenti strettamente dalle condizioni pedo-climatiche a cui si è legata (Piana di Carpino): sono, dunque, le particolari sostanze contenute nei suoli di questa zona a renderla diversa dalla fava tradizionale, più piccola, più tenera e saporita.

La festa è dedicata, in particolare, a una delle fasi della raccolta, la pesatura (o pesa): è una fase del lavoro totalmente manuale che serve a ottenere la fava: nelle prime settimane estive, quando i manocchi sono ben secchi, si sistemano sull’ ”aria”, una zona del terreno ben battuta e, quando il sole è alto, si passa alla fase della pesa; un agricoltore sta al centro dell’area, mentre uno o più cavalli girano in tondo governati dai contadini mentre schiacciano i covoni. Quindi, con tradizionali forche di legno si separano le fave dalla paglia più grossa e, infine, con le pale di legno si sollevano le fave cosicché il vento porti via tutti i residui della pianta dai legumi.“La giornata di sabato 22 luglio – afferma la presidente dell’associazione Maria Antonietta Di Viesti – sarà un momento di festa per i coltivatori, per la comunità di Carpino e soprattutto per chi vorrà venirci a trovare in una sorta di grande “capocanale”, termine che usiamo in paese per indicare una festa di fine raccolto; siamo molto radicati alle nostre tradizioni e alla nostra storia ma ci piace aprirci e ospitare chi vuole conoscere Carpino e le sue tante peculiarità. Da anni tutti i produttori sono impegnati nel recupero della fava e nella sua promozione attraverso tante iniziative perché vogliamo dare una nuova storia e una nuova dignità a questo prodotto dalle caratteristiche nutrizionali e culinarie uniche e un tempo relegato all’alimentazione dei ceti più poveri. La sinergia tra noi produttori è fondamentale e bisogna ringraziarli uno ad uno per il lavoro costante che fanno nel loro silenzio quotidiano, un lavoro da veri biopatriarchi, coltivatori che fanno recupero della biodiversità”.


Pubblicato il 30 Giugno 2017

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