Cronaca

Boschi di Capitanata e incendi, l’emozione perduta

Ci risiamo. Il fuoco ha distrutto altri ettari di vegetazione  tra Cagnano Varano e San Nicandro Garganico. Vigili del fuoco all’opera, mezzi aerei in soccorso, fronte delle fiamme lungo chilometri… Un film già visto e di cui non se ne può più. E mentre stringe il cuore il pensiero della vulnerabilità delle foreste, si vorrebbe mettere al rogo (…) piromani e farabutti, dimenticando che le ragioni per le quali un incendio boschivo può scatenarsi vanno oltre il caso del disturbo di mente o della malizia di uomini minuscoli. Non staremo qui a tirare in mezzo cause naturali come autocombustione e fulmini, che si sviluppano assai più raramente di quanto si creda. Spesso ad innescare questi roghi spaventosi concorre la semplice stupidità umana, cui una sorte maligna dà una mano. E’ il caso degli incendi involontari o colposi. Si pensi ai mozziconi di sigarette abbandonati lungo i sentieri o lanciati dai finestrini, si pensi alla bruciatura di residui vegetali provenienti da lavorazioni agricole o di rifiuti all’interno di discariche abusive quando in entrambi i casi ciò avvenga in prossimità di aree boschive. Altrettanto dannose possono rivelarsi certe attività ricreative e turistiche se affidate a dilettanti, i lanci di razzi e petardi, le variazioni di tensione sulle linee elettriche che provocano la rottura e la caduta al suolo di cavi dell’alta tensione, le scintille originate dall’attrito degli impianti frenanti dei treni… E poi c’è il dolo, certo. Molti incendi dolosi derivano dalla previsione (errata) che le aree distrutte dal fuoco possano essere utilizzate successivamente a vantaggio di interessi specifici (speculazione edilizia, bracconaggio o ampliamento della superficie agraria). In altri casi essi sono riconducibili alla prospettiva addirittura di creare occupazione nell’ambito delle attività di vigilanza antincendio, di spegnimento e di ricostituzione boschiva. Consideriamo infine le azioni volte a deprezzare alcune attività turistiche e le manifestazioni di protesta e di risentimento nei confronti di privati o della Pubblica Amministrazione e dei provvedimenti da essa adottati come  l’istituzione di aree protette… Spaventa quanto ci siamo allontanati dall’approccio religioso che in tempi remoti si nutriva verso i boschi, percepiti come entità coscienti, capaci di un sentire profondo, habitat di specie animali e di creature leggendarie come ninfe, satiri, gnomi. E i boscaioli dei primordi dell’era cristiana si segnavano prima di abbattere un albero : un modo teneramente popolare prima di dire grazie e poi di chiedere scusa. Oggi, persino il miglior fruitore di un bosco trova innocente al suo interno abbandonarsi ad urla ‘liberatorie’ o elevare il volume della radio. Sotto imponenti mantelli vegetali gli Antichi usavano sussurrare per non disturbare il respiro del Bosco e le ‘sue’ creature.

Italo Interesse


Pubblicato il 18 Settembre 2015

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