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Batosta Imu/Tasi, Foggia nella “top ten” italiana

Batosta Imu/Tasi sulla seconda casa in vista per le famiglie pugliesi: “Bari e Foggia nella “top ten” italiana, e anche gli atri capoluoghi al di sopra della media nazionale: ma i servizi in cambio non sono all’altezza”. Niente di nuovo nel campo dei costi sempre più pesanti a carico dei cittadini/contribuenti in cambio di servizi ogni anno più scadenti. “Non sarà un fine anno felice per il portafoglio di tanti pugliesi: purtroppo, mentre l’Istat evidenzia una differenza abissale tra il Mezzogiorno e il Centro-Nord a livello di reddito e di consumi familiari e con i dati relativi alla disoccupazione e alla povertà relativa in costante aumento nella nostra regione, a breve il salasso di IMU e TASI andrà a peggiorare ulteriormente la situazione”. Aldo Pugliese, Segretario generale della UIL di Puglia, commenta i dati di IMU e TASI sulle seconde case, che entro quest’oggi dovranno essere saldati da tante famiglie pugliesi. Emerge che Bari (media di 851 euro a famiglia) e Foggia (748) figurano nella triste top ten delle città italiane più care. Ma, se Atene piange, Sparta non ride. Anche gli altri capoluoghi di provincia regionali si attestano a livelli molto alti e al di sopra della media nazionale (535 euro): Brindisi 672, Lecce 621 e Taranto 645. E’ poca consolazione il fatto che con l’abolizione della TASI sulla prima casa, il risparmio medio in Puglia (231), sia più elevato della media nazionale (191). Ma non basta, naturalmente. “Al danno di dover pagare aliquote altissime – prosegue Pugliese – si aggiunge la beffa di ottenere, in cambio di balzelli salatissimi, servizi non all’altezza di altri centri urbani del settentrione. Si pensi ai trasporti, che in Puglia e nelle città citate fanno acqua da tutte le parti e accumulano debiti e scandali con frequenza pressoché quotidiana. Oppure alla sicurezza, che a cominciare da Bari, ma gli altri capoluoghi non fanno eccezione, non è certo garantita al 100 per cento o all’igiene urbana, che in alcuni casi è una chimera, con tassi di differenziata bassissimi, servizi di raccolta inefficienti e aziende allo sbando”. “Non va dimenticato – conclude Pugliese – che spesso i Comuni sono anche vittime di un sistema che li costringe ad attingere dalle tasse locali alla luce dei continui tagli provenienti da Roma. Comuni che in molti casi devono fare le così dette nozze con i fichi secchi, con organici ridotti all’osso e senza la possibilità di assumere. Il conto, però, alla fine lo si presenta sempre ai cittadini, che devono far fronte a continue spese con redditi estremamente bassi e senza prospettive occupazionali”.

Antonio De Luigi


Pubblicato il 16 Dicembre 2016

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