Cultura e Spettacoli

Alle Isole Tremiti l’eco di Ischia

C’erano una volta le Tremiti. Oggi quelle isole meravigliose hanno fatto la fine di Venezia, soffocate da ondate di turisti mordi e fuggi che quotidianamente, anche in inverno, sbarcano come invasori dai traghetti che fanno la spola col continente. Prima non era così. Fino agli anni cinquanta quell’arcipelago avevano persino uno spessore sociale. Gli abitanti delle Tremiti avevano la loro lingua, che a sorpresa non era affatto imparentata con la matrice garganica o molisana. Nelle isole Tremiti una volta si parlava dialetto ischitano. Il perché di questa anomalia linguistica sta nel fatto che nel 1843 Ferdinando II, re delle Due Sicilie, decise di colonizzare i due allora spopolati arcipelaghi del suo regno : Tremiti e Pelagosa. Ma chi mandare all’estrema periferia del Regno? Le avare fonti tacciono sul modo in cui vennero individuati questi coloni. Certamente c’era bisogno di gente abituata a vivere su un’isola. Ma perché proprio gli abitanti di Ischia e non di Capri o di Procida? Probabilmente all’epoca Ischia era l’isola più popolosa dell’arcipelago campano, sicché là era più facile ‘ingaggiare’ il centinaio di famiglie che facevano al caso del Borbone. Un piccolo popolo di onesti disgraziati ragionevolmente coeso dalla prospettiva di avere nulla da perdere e qualcosa da guadagnare, stante l’assoluta miseria di partenza. Ferdinando dovette promettere loro il sogno di tutta una vita : una casa, una barca e un fazzoletto di terra. Perché non accettare? Accettarono. Una parte, sbarcò alle Tremiti, l’altra nella maggiore delle ben più sperdute isole di Pelagosa. I primi coloni misero le radici, i secondi no. Con l’avvento del Regno d’Italia l’incuria e l’inefficienza delle nuove istituzioni scontentò subito la colonia ischi tana insediata a Pelagosa. Cominciarono le prime defezioni. Le defezioni divennero esodo collettivo quando nel 1873, e senza che l’Italia reagisse, gli Austriaci si impossessarono dell’arcipelago. I profughi trovarono rifugio alle Tremiti, dove si ricongiunsero con parenti e amici. Nel 1920, a seguito degli accordi di pace, Pelagosa tornò italiana. Il Fascismo allora rilanciò la carta della colonizzazione attingendo dalla colonia ischitana delle Tremiti. Ma con la sconfitta nel secondo conflitto e la cessione di Pelagosa alla Jugoslavia quegli ischitani dovettero ancora fare fagotto. Rientrarono alle Tremiti? Forse sì, almeno in parte, contribuendo a tenere in vita un patrimonio linguistico oggi andato perduto. Che lingua si parla ora alle Tremiti? Un italiano senza colore, risultato dello smarrimento che vive quello che fu un paradiso terrestre, un paradiso violentato dalla legge del profitto, dalla banalità volgare del turismo di massa, dalla spocchia odiosa dei nuovi colonizzatori, questi riccastri senza grazia.

Italo Interesse


Pubblicato il 22 Maggio 2018

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