Cronaca

Al via il “Pegno rotativo” anche per il comparto oleario di qualità (Dop ed Igp)

L’olio extravergine di oliva pugliese di qualità potrà beneficiare del ‘Pegno rotativo’. Trattasi di una possibilità di accesso al credito per le imprese agricole, però con la garanzia dello Stato per gli istituti bancari che lo erogano alle condizioni di legge previste in convenzione. Tale strumento creditizio ha già permesso di immettere oltre 30 milioni di euro di liquidità nel comparto vitivinicolo nazionale, senza alcun onere per le casse statali e con tassi di interesse più favorevoli per le imprese agricole che vi fanno ricorso. Ad introdurre il “Pegno rotativo” su alcune produzioni agricole nazionali è stato nel 2020 il Decreto legge “Cura Italia” in virtù di un emendamento del Movimento 5 Stelle, divenendo poi operativo nel febbraio 2021 con l’attivazione sul Sian, ossia il portale informatico del Ministero delle Politiche Agricole. Il ‘Pegno rotativo’ è uno strumento tecnico gradito dalle banche in quanto si può ritenere il credito garantito ai fini delle regole di Basilea e, quindi, possono essere accordate delle condizioni migliori, a fronte di un prodotto che non viene sottratto alle disponibilità dell’impresa, la quale può lavorare con tranquillità, senza l’assillo di risultare inadempiente. “Si tratta di un’opportunità importante e concreta – ha spiegatol’ex sottosegretario pugliese al Mipaaf, Giuseppe L’Abbate del M5Sal fine di poter fornire liquidità alle imprese olivicole-olearie, soprattutto in questo periodo in cui si registra un forte aumento dei costi energetici e di produzione”.L’on. L’Abbate avviò il ‘Progetto Credito’ per il comparto vitivinicolo quando ricopriva il ruolo di sottosegretario al Mipaaf nell’ex governo Conte. Quindi, il deputato pugliese del M5S componente della Commissione Agricoltura di Montecitorio ha inoltre dichiarato che, dopo i 38 vini Doc pugliesi,“ora anche le sei indicazioni geografiche dell’olio extravergine d’oliva della nostra regione potranno accedere a questo beneficio. Si tratta delle Dop Olio Dauno, Collina di Brindisi, Terra di Bari, Terre d’Otranto e Terre Tarantine, nonché della Igp Olio di Puglia”. In futuronon è escluso che il ‘Pegno rotativo’ possa essere allargato anche a produzioni agroalimentari non a denominazione.Per cui ha proseguito L’Abbate: “Stiamo infatti sperimentando l’applicabilità dei requisiti per concedere questo strumento di accesso al credito anche olii e vini comuni, oltre che ai cereali”. Precisando, però, che “è necessario risolvere le questioni legate a prezzi e registri, entrambi utili per dare certezza economica e fattiva alla garanzia” e spiegando che“per i prezzi, si potrebbe ad esempio far riferimento alla Borsa Merci Telematica Italiana, che si è già occupata della promozione di finanziamenti per lo stoccaggio e la commercializzazione dell’olio da parte delle Op (ndr -Organizzazioni di produttori)e Aop (ndr – Associazioni di Op). Invece, per i registri delle aziende agricole specializzate per settore – ha spiegato ancora L’Abbate – ci sono già ‘Frantoio Italia’ per gli olii extra vergine d’oliva e ‘Cantine Italia’ per i vini, mentre si attende che venga avviato ‘Granaio Italia’ per i cereali.“Il tutto – ha concluso il deputato dei ‘5 Stelle’ – senza contributi pubblici, tenendo fermo il principio che l’Agricoltura chiede unicamente prodotti di finanziamento moderni e adeguati alle proprie esigenze, al pari degli altri settori dell’economia”. Peccato, però, che il deputato pentastellato, nel sottolineare che il ‘Pegno rotativo’ è uno strumento di accesso al credito bancario “senza contributi pubblici”,abbia poi dimenticato di rilevare che il comparto agricolo nazionale è da tempo soggetto ad ampie oscillazioni di mercato che, il più delle volte, non dipendono né da fattori di carattere imprenditoriale, né di carattere naturale. Bensì, da accordi commerciali nazionali od europei che di fatto vanno a “falsare” la legge classica dell’economia di “domanda ed offerta”, con inevitabili impennate negative sui prezzi dei prodotti stoccati dalle imprese del settore e che su tali hanno avuto accesso al credito. Un “rebus”, questo, che evidentemente andrebbe affrontato e risolto contestualmente all’assunzione di rischio a cui si espone l’imprenditore con il “Pegno rotativo”.

 

Giuseppe Palella


Pubblicato il 22 Gennaio 2022

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