Cronaca

“Aggregare soggetti diversi delusi da forme di protagonismo elettorale”

“Quelli del Libro Bianco” fra tradizione di Agenda 21 e nuove proposte

 

Nei prossimi giorni saranno diffuse le date della prima convention di “Quelli del Libro Bianco”, un’associazione appena nata a Foggia. Ha come fine l’analisi del territorio urbano e delle tematiche tipiche di una “città difficile”. Gian Maria Gasperi e Gianfranco Consiglio ne sono i fondatori, con lunga esperienza nel campo dell’attivismo sociale e ambientale. Dopo i Forum del patto verde prima delle elezioni comunali, in cui le tematiche ambientali sono state messe in primo piano, riscontrano un certo “vuoto”. Ce ne parla Gasperi, fondatore del gruppo Aforis, impresa sociale e organizzazione no profit, leader nel settore della consulenza e formazione energetica e ambientale. Per conto della Regione Puglia, ha coordinato la redazione del Piano energetico ambientale ed è autore di molte pubblicazioni sul tema. Il Libro bianco ha due cardini, la comunicazione e l’appartenenza, per risvegliare le coscienze e per cercare un’interazione con il governo cittadino in forme partecipate, inedite e condivise. Il modello è quello di Agenda 21 locale.

“Siamo nuovi nel merito, perché mettiamo nero su bianco cose che appartengono a elaborazioni consolidate in decenni di storia locale e le modalità per narrarle. Vengo da un’esperienza di associazionismo ambientalista, da Legambiente- dice Gasperi-. Da tanti anni c’è un rapporto sugli ecosistemi urbani, una narrazione periodica annuale che ci restituisce dati prevalentemente ambientali. La peculiarità è prendere quegli elementi descrittivi, che ci permettono non solo di fare classifiche ma anche di fotografare la situazione reale, senza faziosità, con ragionevole obiettività”.

E il metodo?

“Farlo a più mani, non solo di quelli che hanno esperienza di reporting sulla qualità urbana (personalmente ho condotto report per varie città della Puglia). Un’esperienza è sintetizzata dai coordinamenti Agenda 21 locali, di cui anche Foggia ha fatto parte. C’è il coinvolgimento dell’associazionismo che si rende protagonista della proposta e restituisce immagini fedeli, non faziose, con l’obiettivo di creare cambiamenti possibili. Pensiamo di essere anche catalizzatori, per vocazione ed esperienza, di un’aggregazione di soggetti diversi, pur presenti in questa città, ma delusi da forme di protagonismo di tipo elettoralistico, finalizzate alla promozione di sé”.

Crede nella disponibilità di altri?

“Ce ne sono di queste realtà a Foggia, a volte sono estemporanee, conflittuali. Penso al “Forum del Patto verde” che si muove con difficoltà e che risale a prima delle elezioni. Noi vorremmo provare ad aggiungere, alla protesta talvolta anche molto energica ancorché giustificata, quella visione strategica tipica di Agenda 21. Altrimenti rimane cosa di pochi eroi che rischiano di vanificare i loro sforzi, che fanno fotografie fedeli della città ma non sono comprensibili, traducibili in atti di governo dell’intera collettività. Finiscono per diventare un patrimonio di avanguardie. Nel frattempo è degenerato il tessuto connettivo, la città di Foggia ha bisogno di capacità di rigenerazione delle coscienze, trovare forme anche inedite di partecipazione. In molte parti di Italia c’è una piattaforma comunale dove chiunque ha da dire qualcosa lo fa e può trovare forme di riscontro, da noi non esiste”.

Anche la filiera culturale ha cercato forme nuove di partecipazione

“È un’esperienza che ho conosciuto da vicino. Ha avuto un grande limite, di spostare su un piano di vertenzialità e conflittualità quello che poteva essere un terreno di ricerca del consenso, rispetto a dei cittadini che non sapevano nemmeno dell’esistenza della filiera”.

Torniamo alla piattaforma.

“Noi pensiamo di realizzare quel connettivo di partecipazione che ha realizzato il cambiamento in altre città come Bari e Lecce, indipendentemente dal colore dell’amministrazione. Qui è cresciuto un tessuto sociale aggregato, anche critico, ma che esiste. Quello che vediamo a Foggia è un certo abbandono delle coscienze, poche avanguardie che si candidano a espletare ruoli politici. In questo modo il tessuto associativo viene a perdere pezzi importanti ma, soprattutto, poi viene meno il valore di quest’esperienza”.

Il Comune come si muove sui temi ambientali?

“Lo stato dell’arte dell’ambiente non suscita entusiasmi, problemi su gestione rifiuti, acqua, qualità dell’aria, mobilità, ecosistema urbano, le piazze che dovrebbero essere luoghi di vita hanno episodi di delinquenza minorile, o presenze poco coerenti per la qualità della vita urbana. Oggi esprimere giudizio entusiasta sulla giunta Episcopo è quanto meno azzardato. Quello che non dobbiamo dimenticare è che questa città, da trent’anni, ha marcato visita rispetto alla gestione in qualità non solo dell’ambiente ma dei trasporti, dei servizi sociali, una città in cui è difficile immaginare una evoluzione in tempi rapidi. Questo non vuol dire che su singole questioni non abbiamo espresso posizioni differenti, sul verde urbano, su rifiuti, oggetto anche di strumentalizzazioni da parte di opposizioni e di associazionismo che puntano a sostituirsi alle persone di governo. Dobbiamo dare un po’ di tempo a questa amministrazione e alla parte migliore di maggioranza e opposizione”.

Dove vede segnali di vita?

“Molti cassonetti in periferia sono largamente distrutti e inutilizzabili, ricordiamo le nostre periferie e borgate, un ‘punto a parte’ nella gestione. Ci sono tentativi al quartiere Ferrovia e nel centro storico per ricreare condizioni di vivibilità e sicurezza, però che ci troviamo ancora molto lontani da obiettivi che possano permettere a Foggia di guadagnare qualche posizione nelle classifiche in cui viene sistematicamente collocata. Un dato importante riguarda le piste ciclabili che, rapportate al numero di abitanti e all’agro della città, colloca Foggia ai primi posti della classifica nazionale. Non tutte cose che si possono ricondurre a questa amministrazione, molte vengono da lontano. Ricordiamo che ci sono cose che si sono messe in moto”.

Da cosa comincerebbe a Foggia?

“Da strumenti istituzionali che favoriscano la comunicazione, che garantiscano il rapporto fra chi governa e chi è governato, senza alzare barriere. I Forum di Agenda 21 partecipavano alla redazione del rapporto sullo stato dell’ambiente e sui piani di azione locale. A Foggia non è andata benissimo. Costruire una comunicazione che non ci vediamo solo “raccontare” dall’alto, ma nel senso di esplorare tutte le strade possibili, contaminandosi con il pensiero dell’altro”.

Nota una certa chiusura dell’amministrazione?

“Sì, e non va bene, l’ho riscontrata in alcuni assessori, in eventi, celebrazioni di varia natura, sulle questioni urbanistiche. Questa città appartiene sempre meno ai foggiani e alla sensibilità di chi vuol sentirsi parte di una qualità, di un governo”.

Perché vi siete decisi solo ora per il Libro Bianco?

“Quando abbiamo visto forme strumentali, e inconcludenti, di alcune forme di associazionismo, più legate alla promozione di sé che alla risoluzione dei problemi, abbiamo pensato che ci fosse bisogno di recuperare una tradizione di pensiero adeguato, con strumenti tecnologici inediti. Spesso, inoltre, con il governo di questa città il dialogo è fra sordi, con prese di posizione del sindaco impermeabili non alla critica ma alla proposizione”.

Avete chiesto un’interlocuzione?

“All’ordine del giorno, nella riunione della settimana prossima, inseriremo un confronto immediato con l’amministrazione. Dopo quelli pre-elettorali c’è stato il vuoto. Il problema è quando si reitera l’errore, gestione del verde urbano, qualità e valorizzazione del costruito, sono temi che vengono da lontano. Persistere in soluzioni che non danno i risultati auspicati significa che alcuni errori continuano a farsi”.

Non c’è il Pug…

“Hanno già infierito in tanti…è una realtà che parla da sé, bisogna recuperare il dibattito migliore degli ultimi decenni. Comunicazione e appartenenza sono per noi i cardini, si deve avviare una discussione con il corpo vivo della città sulla condizione urbanistica. Diversamente, l’impressione è che i temi dello sviluppo urbano della città debbano essere condotti fra pochi addetti ai lavori”.

Comune ma anche Provincia sui temi ambientali.

“Io non so se si siano mai incontrati, sui temi della città di Foggia, il presidente Nobiletti e la sindaca Episcopo. Soprattutto vorrei sapere, in termini di interazione fra due istituzioni di questo livello, cosa ne è venuto fuori. Oggi non è più tollerabile è che il governo della Provincia debba fare a meno delle emergenze, delle necessità, delle cose che oggi un Comune come Foggia pone. Non solo perché a Foggia ci sono i centri di potere, le organizzazioni sindacali, datoriali e altri, ma perché Foggia, come capoluogo di provincia, ha il diritto di essere leva di riferimento per tutta la provincia, anche in tema di orientamento delle risorse che ci sono. All’interno di un asse- senza che sia letto come una conventio ad excludendum dai comuni più grandi della Capitanata- costruito fra provincia e comune va trovata una leva di sviluppo. Parlo, per esempio, del sistema dei trasporti, che viaggia su gomma, eccetto che per Foggia-Lucera. Noi abbiamo bisogno di parlare di questo, calamitando l’attenzione di un organo intermedio per la rilevanza che questi enti pubblici hanno. Non ho notizie che questa sinergia sia stata messa in atto. Mi sembra invece che la politica politicante ha messo nel conto di mandare Nobiletti a casa, senza guardare al lavoro fatto finora. Questo non va a favore dei foggiani e dell’intera provincia”.

Paola Lucino


Pubblicato il 6 Marzo 2025

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