“Abbiamo un problema di infrastrutture da un secolo, preghiamo per la pioggia”
La crisi idrica in Puglia e come la si sta affrontando nell’intervista a Giuseppe De Filippo
“È il nono anno che sono presidente del consorzio e mi sono sempre adoperato, e angosciato, a comunicare la crisi dell’acqua, per il potabile in primo luogo e poi per industria e agricoltura. Ma spesso sono rimasto inascoltato, l’attenzione cresce quando c’è l’emergenza. Da tempo stiamo cercando di far parlare Puglia e Molise. Siamo andati al ministero delle Infrastrutture per cercare di farci finanziare le dighe per cui i soldi ci sono ma si aspetta un tavolo politico di coesione”. I milioni di mc che mancano negli invasi, il progetto di Palazzo D’Ascoli, quello che giace da anni al confine del Molise: sono vari i problemi sul tavolo esposti dal presidente del Consorzio di bonifica Giuseppe De Filippo, con una precisazione: “Non accetto di essere strumentalizzato per la campagna elettorale di nessuno, non sono un politico ma un imprenditore agricolo”.
Questo della crisi idrica è l’argomento di attualità
“Possiamo sperare che arrivi della pioggia, se non altro per il potabile e per l’industria. A oggi è inimmaginabile l’irrigazione per l’agricoltura, forse dalla diga Marana Capacciotti, per la zona Ofanto, riusciamo a fare un soccorso. A oggi mancano almeno 20-25 milioni di mc per poter affrontare un’estate serena sotto il profilo del potabile. La questione è che i mc mancano soprattutto nella diga di Occhito, che scende al nodo idraulico da cui noi deriviamo acqua. L’Acquedotto pugliese ne riceve una quantità mensile di circa 5 milioni, senza questi non si affronta un intero anno. Possiamo immaginare di arrivare a giugno e luglio, ma poi è difficile che piova ad agosto per accumulare altra acqua. Se non arriva in primavera, mancheranno 20 milioni di mc per usi civici, poi anche per quelli agricoli”.
Si aspetta acqua dal cielo nel terzo millennio?
“È il nono anno che sono presidente del consorzio e mi sono sempre adoperato e angosciato a comunicare questo. Ma spesso sono rimasto inascoltato, l’attenzione cresce quando c’è l’emergenza. Da tempo stiamo cercando di far parlare Puglia e Molise. Siamo andati al ministero delle Infrastrutture per cercare di farci finanziare le dighe per cui i soldi ci sono ma si aspetta un tavolo politico di coesione”.
Non c’è coesione, oggi?
“O un investimento infrastrutturale lo chiede il territorio oppure nessuno te lo fa. Deve diventare una priorità nell’agenda di tutta la politica, intendo dire anche i Comuni, le Province, Regioni, Governo, non è un pezzo che si fa l’uno contro l’altro”.
Manca quale coesione politica?
“Ha mai visto qualcuno che si fa la campagna elettorale dicendo che farà le dighe? Quelle esistenti nel foggiano fanno parte di un unico progetto che è partito a inizio secolo ed è stato realizzato negli anni ‘30 fino agli anni ‘70. Dagli anni ‘80 in poi si è deciso che quello che avevamo era sufficiente. Nessun politico ci ha mai fatto una campagna elettorale, nessuno ha dato priorità a quest’obiettivo. Quelli che rispondono sono solo i comitati del Wwf, che ti accusano di essere un cementificatore”.
I consiglieri regionali Tutolo e Barone hanno di recente occupato l’aula in segno di protesta
“Ultimamente perché è finita l’acqua; però le dighe si fanno in dieci anni. Diciamo che al politico non ‘ritorna’ la costruzione della diga perché l’inaugurazione non la farà mai lui, il nastro lo taglierà un altro dopo dieci anni. Secondo me è così, non farei nessun distinguo fra destra, sinistra e centro”.
C’è un allarme sottovalutato sulla crisi idrica pugliese?
“No, c’è un problema infrastrutturale da un secolo. Si parla di dissalatore a Taranto, a Manfredonia, non è che il problema idrico non sia affrontato. Non è sui tavoli la risoluzione infrastrutturale del problema. Cioè, non puoi discutere di crisi idrica quando è tardi, lo puoi pianificare qualche anno prima. Ma se una quantità di litri d’acqua piove comunque dal cielo, anche a fasi alterne, si va avanti così. Non si pensa che se la Basilicata butta a mare, mediamente, 220 milioni di mc, vanno imbrigliati alcuni litri in più di quelli che piovono dal cielo. Di che stiamo a parlare, adesso? Io non accetto di essere strumentalizzato alla campagna elettorale di nessuno. Non sono un politico ma faccio l’imprenditore agricolo”.
Ci sono 8 milioni di finanziamento per il progetto della diga di Palazzo D’Ascoli. Siete fiduciosi?
“Il ministero delle Infrastrutture ci ha chiesto informazioni sulla proposta progettuale dell’invaso, in particolare su cronoprogramma e documentazione pertinente la progettazione esecutiva. La richiesta lascia presagire che il decreto di finanziamento della progettazione possa essere emesso in tempi brevi. Incrociamo le dita”.
Torniamo alle polemiche sulla crisi idrica. Chi avrebbe titolo a parlarne?
“Chi dice al Governo di darci un commissario per la costruzione delle dighe future, questo ha senso. Oggi non ci resta che pregare la pioggia, cosa vuole che accada in 3-4 messi? È chiaro che Acquedotto pugliese – perché qui parliamo di potabile- avrà il compito di sensibilizzare sul risparmio d’acqua, come sta facendo. Per quanto riguarda noi, non abbiamo una stagione di irrigazione, non immaginiamo di farla, non abbiamo acqua per irrigare”.
Cosa dicono gli agricoltori?
“Devono pregare”.
Nuove agitazioni?
“Non è il momento. Noi abbiamo fatto 90 milioni di lavori per mantenere sane le nostre irrigue, perché i tubi non perdano acqua. Siamo sicuramente uno dei consorzi che perde meno acqua in Italia, più di questo cosa possiamo fare? Aggiungo che i nostri agricoltori usano impianti a goccia da anni, la manichetta israeliana hanno cominciato a usarla dal 1982-83. Non è una popolazione agricola che butta l’acqua”.
I rapporti con la Regione Molise come vanno?
“Quando siamo arrivati a parlare con il Molise i rapporti erano inesistenti. Adesso, perlomeno, ci sono, lo possiamo leggere come un miglioramento. Dal Parlamentino del Molise hanno risposto spesso solo le minoranze, guarda caso”.
Perché?
“Dimostra che ogni fatto è strumentale a una battaglia politica fra gruppi che non ci serve, a noi servono le infrastrutture”.
Il consiglio comunale a Foggia ha votato all’unanimità per le dighe di Occhito e Palazzo D’Ascoli. Era ottobre. Di recente, la lettera del presidente Emiliano al Governo.
“Il Comune non ha nessuno tipo di influenza sul finanziamento di una diga, contano le delibere dei Comuni di un’intera provincia, della Regione, del Commissario dell’acqua, del Commissario nazionale all’emergenza idrica: possono fare la differenza. Per esempio la lettera di Emiliano ha suscitato molto rumore. Questo fa bene se ne parla un po’ di più”.
Rassegnazione a una Puglia sitibonda che va verso il deserto. Lo direbbe a chi legge?
“No, bisogna riunire tutti gli interlocutori politici e fare in modo che siano gruppi di pressione per il governo, per finire di realizzare le infrastrutture. Lo diciamo da sempre. Dopo Capaccio, abbiamo deciso che Piano dei Limiti, Palazzo D’Ascoli, Diga del Liscione non ci servivano più. Perché è avvenuto questo? Lunedì scorso sono stato da Mons. Ferretti per parlare di crisi idrica. Non ci ha proposto una processione di preghiera per la pioggia, ma si è preso il compito di contribuire a far pressione sul governo. Azione quotidiana è anche questo. Con la scusa che ci impieghiamo dieci anni non cominceremo mai. Dobbiamo entrare tutti in una stanza e gridare al governo “Aiuto, facciamo qualcosa!”.”
Qual è il prossimo appuntamento sul tema?
“Mi auguro di capire, a breve, cosa succederà sul secondo lotto di ampliamento della bonifica del Molise, a questo punto è il progetto più prossimo. L’opinione pubblica di quella regione, non i suoi amministratori che l’hanno già capito, deve comprendere che noi non vogliamo l’acqua dei molisani ma quella che buttano a mare. Il presidente Emiliano ha garantito, a più riprese negli anni precedenti, che avrebbero anche un ristoro. Nessuno vuole acqua gratuita e nessuno vuole acqua che serve ai molisani. Noi, al confine, possiamo allungare la tubazione di circa 10 km per andare a prenderci l’acqua quando avanza. È il famoso ponte del Liscione, progetto abbandonato nel cassetto vent’ anni fa e che siamo riusciti a fatica a recuperare. Questo grazie alla collaborazione dell’ex commissario dei consorzi molisani, l’ingegner Vincenzo Napoli, che si è reso conto della strategicità dell’opera anche per il molisano. Noi facciamo il possibile, ma non ce la faremo se la politica non si stringe intorno a questa priorità”.
Paola Lucino
Pubblicato il 14 Febbraio 2025