Cultura e Spettacoli

A Manfredonia l’acqua elisir

Molta acqua di falda in Puglia sbocca al di sotto del livello del mare. Ciò la ‘corrompe’ leggermente di sale. Quando l’ambiente era sano, tale ‘corruzione’ conferiva a quell’acqua sorgiva apprezzabili proprietà depurative ben note agli antichi, i quali la chiamavano Acqua di Cristo. Di sbocchi così ce n’erano a iosa lungo le coste adriatiche e ioniche della Puglia. Ne sono rimasti pochissimi. I corsi d’acqua che li alimentavano si sono impoveriti a furia delle trivellazioni necessarie ad assicurare indipendenza idrica a migliaia di ville erette a ridosso della costa. Abbattendosi la pressione del flusso, l’acqua dolce non ce la fa più ad avere ragione della resistenza opposta dal mare, davanti al quale adesso retrocede. Il risultato è che quell’acqua, contaminata dall’invadenza del mare ha perso ogni virtù terapeutica e, quando impiegata dai contadini per usi irrigui di rivela dannosa per le coltivazioni a causa dell’eccessiva percentuale di sale. Addio Acqua di Cristo, che una volta i nostri avi sapevano individuare dalla bassissima temperatura e dai riverberi cristallini del mare negli incavi della costa. Il rifornimento, non facile, avveniva immergendo piccoli orci di cui l’imboccatura era chiusa da un tappo o dalla mano. Una volta accostata l’imboccatura dell’orcio allo sfogo della polla, si scostava il tappo o la mano e il recipiente si riempiva…. Nonostante la devastazione dell’ambiente qualcosa resta ancora. La più famosa di queste sorgenti è a Manfredonia, un chilometro a nord del Castello. Già nota nel XVII secolo – ne parla lo storico Tommaso Angiulli nei suoi Annalis Sipontini, editi nel 1634 –  l’acqua di Cristo fu scoperta da un pastore protestante il quale, sostando a Manfredonia ed ivi avutone notizia, volle assaggiarla e la fece assaggiare anche al suo servitore, quest’ultimo affetto da una grave forma di malaria. In pochi giorni il servitore guarì, mentre l’alto prelato poté sperimentare un rinnovato ed inspiegabile rigore. Quel pastore dovette parlarne in giro poiché in breve la nuova si diffuse sino a raggiungere la capitale. L’Acqua di Cristo cominciò così ad essere una sorta di attrazione. Arrivarono da tutte le parti a berla o semplicemente a immergersi nelle sue acque, traendone immancabili benefici per un vasto numero di patologie. C’era chi ne riempiva tini e li spediva dove erano pazienti impossibilitati a muoversi dal letto (ma sembra che così la virtù terapeutica perdesse vigore). Addirittura i pastori portavano le greggi a bagnarsi nell’Acqua di Cristo, asserendo che ne traevano beneficio il vello, il latte e la carne. Poi il progresso della medicina assunse dimensioni industriali e il rimedio dell’Acqua di Cristo venne retrocesso tra le usanze dei creduloni. Oggi le poche fonti rimaste gettano acqua assai impoverita dall’inquinamento e dalla superiore presenza di sale (ed è proprio il caso della fonte di Manfredonia). Non di meno alcuni ritengono esistano ancora fonti incorrotte, perciò le cercano. Quando le trovano, bevono, si segnano e tacciono.

Italo Interesse


Pubblicato il 26 Giugno 2019

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