Primo Piano

30 milioni per sterminare i nostri ulivi, senza rendicontazione…

In Salento il batterio patogeno sta infettando le piante di ulivo e dunque l’affaire “Xylella Fastidiosa” non sembra certo giunto al capolinea. Anzi, rilanciato dai giornali locali per un olivo morto dentro una stazione di servizio nel ‘buen ritiro’ dei baresi a Rosa Marina, torna a preoccupare chi  non perde occasione per ricordare che il batterio-Xylella è stato individuato per la prima volta in Puglia esattamente tre anni fa: primo caso dell’Unione Europea. E da allora, primo o secondo caso che sia stato, apriti cielo: la fastidiosa malattia olivicola, dopo aver terrorizzato le sterminate campagne del Salento, mette ora il naso fuori dal leccese e si affaccia verso sud, avanzando verso le terre di Monopoli. E forse anche Bari e dintorni. Insomma, potrebbe trattarsi di discorsi terroristici per giustificare l’applicazione di quel programma-Silletti presentato all’Unione Europea – e purtroppo fatto proprio ‘acriticamente’ da Bruxelles – che contempla ufficialmente il taglio di alcune migliaia di ulivi e piante ‘viciniori’ dietro congruo corrispettivo-rimborso di alcune centinaia di euro; in parole povere l’abbattimento dell’albero infetto, che andrebbe immediatamente distrutto e e del quale da settimane invece se ne parla soltanto, comporterà la distruzione di qualunque altra pianta che insiste nel raggio di almeno cento metri. Ivi compreso, sia ben chiaro, le bordure stradali formate da oleandri, pitosfori e quant’altro, tenendo presente che secondo i soliti esperti la situazione sarebbe peggiorata nel corso del 2014, ma in realtà gli ulivi del Salento sono stati attaccati anche da altri agenti parassitari, che insieme alla Xylella provocano danni al legno della pianta e ne occludono i vasi linfatici; il guaio è che si diffonde assai rapidamente mettendo a rischio, sempre secondo i più catastrofici, i nostri 50 milioni di ulivi, tra cui molti secolari. Tanto da rischiare di trovarci di fronte agli estremi di un vero procurato allarme per ‘epidemia florovivaistica’, con l’obiettivo nemmeno tanto recondito di barattare il suddetto patrimonio storico/agricolo/alimentare con un fiume di denaro pubblico messo a disposizione da Unione Europea, Stato Italiano e Regione Puglia. In soldoni, 30 e passa milioni residuo del Fondo PSR 2007/2013, del quale fino al 2016 non si è vista ancora alcuna rendicontazione. Nonostante, inutile dirlo, i termini scaduti da un pezzo nel silenzio generale di funzionari, dirigenti regionali, politici e amministratori interessati a montare il caso/Xylella per fondare altre commissioni e agenzie utili a rastrellare fondi e poltrone. Non rimane che confidare nei tempi rapidi della magistratura leccese guidata da Cataldo Motta che, su sollecitazione del capo della giunta pugliese Michele Emiliano, dovrebbe fare luce su un autentico groviglio di pericoli veri o montati da una parte e interessi molto più concreti (e fruscianti) dall’altra.

Francesco De Martino

 


Pubblicato il 28 Ottobre 2016

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