Cultura e Spettacoli

La gatta-cefala, vorace e tenace predatore del fiume Carapelle

Quello del ‘cane d’acqua’ è un caso classico di disambiguazione. Alla stessa espressione, infatti, corrispondono significati ben diversi. Per esempio, quella del cane d’acqua è una razza di cane un tempo amatissima dai marinai portoghesi. Nuotatore straordinario, il cão de água português veniva utilizzato a bordo delle imbarcazioni per recuperare i pesci che, una volta tirati a bordo con le reti, ricadevano in acqua. Era impiegato anche , oppure per recuperare   con le reti, tornati in mare dalle reti tirate a bordo, per recuperare le attrezzature da pesca cadute in acqua e persino per portare messaggi da una barca all’altra o a terra. Ma ‘cane d’acqua’ (Necturus maculosus) è anche un rettile, una delle poche salamandre capace di mettere suoni, che con molta fantasia ricordano l’abbaiare. Infine, il cane d’acqua è un altro modo di chiamare la gatta-cefala, animale di cui è rimasta memoria tra i vecchi pescatori e cacciatori dei corsi d’acqua del foggiano. Non siamo qui a parlare di animali estinti. Malgrado le devastazioni ambientali, la lontra è sopravvissuta in Puglia. Se ne segnala ripetutamente la presenza lungo il corso del Carapelle e in più punti del bacino dell’Ofanto. Anzi, da noi questo mustelide è considerato in incremento numerico e in espansione geografica, un successo che vale due volte, considerando quanto la lontra – finalmente rientrata fra le specie protette – sia sensibile ai guasti dell’inquinamento. Ciò significa che i tanti interventi di contrasto al degrado del risicato patrimonio fluviale di casa nostra non sono stati vani. Dunque, nei nostri fiumi c’è ancora preda a sufficienza per nutrire questo vorace predatore, che, quando stanziale alla foce dei fiumi, si nutre preferibilmente di cefali ; di qui il nomignolo di gatta-cefala. Questa voracità trova spiegazione nel fatto che la pelliccia della lontra, così ricercata una volta, per quanto fittissima – mille peli per ogni millimetro quadrato – non assicura una sufficiente protezione per un predatore prevalentemente acquatico (per quanto nella dieta della lontra trovino posto anche rane, crostacei, piccoli mammiferi ed uccelli). Questa necessità di bruciare molte calorie obbliga la lontra a cacciare tra le tre e le cinque ore al giorno per arrivare a procurarsi cibo nella misura del 20% circa del peso corporeo. La presenza della lontra in Puglia è novità per molti. Ma qui si dimentica che la lontra è animale notturno e che i corsi d’acqua pugliesi, per nulla navigabili e relativamente pescosi, sono sempre stati snobbati. Ma adesso che fotografi, pescatori e praticanti del birdwatching (l’osservazione degli uccelli in natura) hanno scoperto quest’altra chicca di Puglia, ecco la lontra destare meraviglia.
Italo Interesse


Pubblicato il 1 Luglio 2017

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